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Inside The Green

Intervista di Anna Magli Zandegiacomo a
Claudio Tedeschi: Presidente Dismeco e
Consulente Strategico “Pro Bono” di
Zero Waste Europe.

Claudio Tedeschi è Presidente di Dismeco SRL e Consulente Strategico “Pro Bono” di Zero Waste Europe. DISMECO srl è un’azienda bolognese, specializzata nel trattamento e smaltimento dei RAEE – Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (informatica, elettronica di consumo), che opera nella prospettiva di un innovativo progetto ambientale denominato “Borgo Ecologico”. L’attività principale attorno a cui ruota la vita produttiva di DISMECO è il recupero di materie prime dalle diverse tipologie dei RAEE, ricercandone la massima resa in termini di resa tramite l’adozione di soluzioni tecnologiche ed impiantistiche evolute. Tuttavia, insieme alle attività più specificamente industriali e tecniche si svolgono attività didattiche, oltre a percorsi di ricerca ambientale con collaborazioni con varie Università, anche estere, ed iniziative con Associazioni ambientaliste e della cooperazione sociale.

Dottor Tedeschi, Dismeco è stata una pioniera nel trattamento dei rifiuti tecnologici, quale è stato il vostro percorso?
La nostra è un’azienda che si caratterizza per la sua estrema specificità, cioè il trattamento, dal 1977, a Bologna, prima in Italia, dei rifiuti tecnologici. Nel 2010 quando la normativa è diventata più vincolante per la loro gestione, abbiamo fatto una scelta molto netta. Ci siamo trasferiti a Marzabotto, per fare fronte ad un loro notevole incremento. Invece che costruire capannoni ex novo, abbiamo sposato il progetto di recupero di un’area industriale abbandonata, la ex Cartiera Burgo. L’abbiamo ristrutturata filologicamente, mantenendone la memoria storica industriale e vi abbiamo inserito linee di recupero innovative che ci permettono, record mondiale, di recuperare, per alcune tipologie, la materia prima, al 98%. Oltre a ciò, abbiamo cercato di inserire l’attività in un percorso progettuale ben definito, avendo come riferimento ideale l’applicazione concreta della responsabilità sociale dell’impresa, nel difficile settore della economia circolare.

Cosa intende per responsabilità sociale dell’impresa?
L’ imprenditore non è un mero operatore del mondo economico, ma deve fornire un valore aggiunto alle proprie azioni, anche in tema di sinergia costante con il territorio che lo circonda. Il nostro progetto “Borgo Ecologico” è generatore di questa filosofia, un modo unico e diverso di parlare di “ecologia applicata” e di concepire la sostenibilità ambientale facendone comprendere il reale valore economico, scientifico, culturale. “Borgo Ecologico” è un progetto innovativo, solo la Panasonic, in Giappone, ne ha uno simile ma non con la nostra molteplicità di contenuti. Il “Borgo Ecologcico”, infatti, opera come multi-piattaforma industriale all’interno della quale la sostenibilità ambientale è declinata in ogni possibile accezione, come, per esempio, la produzione di energia pulita da parte di un impianto fotovoltaico di ultima generazione da 1 MW di potenza di picco.

Questa filosofia dovrebbe, secondo lei, essere uno degli obiettivi del Ministero della Transizione ecologica?
Quando si parla di Transizione Ecologica comprendiamo, in realtà, un numero elevatissimo di aspetti. Noi ci occupiamo di rifiuti, un mondo che al suo interno ha, ulteriormente, un ampio spettro di situazioni. Io credo, per esempio, che ci sarebbe molto da lavorare sulle inadempienze normative circa la gestione “in prossimità” dei rifiuti. Pensi che ogni anno, in Italia, i rifiuti vengono trasportati per un miliardo di chilometri. Non è concepibile in un’ottica di sostenibilità, che un rifiuto sia fattore di inquinamento anche nel trasporto. Sarebbe infatti molto importante che si creassero filiere industriali locali per gestire rifiuti nel luogo più vicino a dove essi sono prodotti. Il parametro del “KM 0” dovrebbe potersi applicare a maggior ragione in Italia, dove ci sono distretti industriali ben specifici, che producono determinati scarti. Occorrerebbe imporre una gestione dei rifiuti a livello regionale, per contribuire a far nascere nuove realtà industriali innovative che li possano gestire, con conseguente creazione di posti di lavoro. Questo è l’approccio metodologico generale che, secondo me, dovrebbe percorrere il Ministero della Transizione Ecologica mentre mi pare che al momento si punti più su obiettivi macro, che interessano esclusivamente grossi gruppi industriali.

La vostra realtà aziendale testimonia una grande attenzione nei confronti dell’individuo, come avete potuto conciliare questa prerogativa con la vostra particolare attività industriale?
La Dismeco non ha mai perseguito, come filosofia, il raggiungimento del massimo profitto aziendale, ad ogni costo. La maggior parte dei nostri operai è straniera, di religione musulmana e opera, da decenni, all’interno di una progettualità aziendale che mira all’equilibrio tra produttività e rispetto per la persona. Dismeco, per esempio è stata la prima azienda, in Italia, che ha approntato un laboratorio strutturato di trattamento dei rifiuti tecnologici, presso il carcere di Bologna. I detenuti smontano gli elettrodomestici e selezionano i materiali, separando le parti per uno smaltimento differenziato. Obiettivo era di dare una concreta formazione di lavoro, ma anche di donare una diversa prospettiva di vita e di azione futura. Tramite questo progetto, chiamato “Raee in carcere”, le nostre conoscenze nel trattamento dei rifiuti tecnologici, competenze non mutuabili in nessuna scuola, sono divenute così valore concreto per il territorio. Una fattiva applicazione del concetto di responsabilità sociale dell’impresa. Non solo, abbiamo anche assunto, primi in Italia, un detenuto che, la mattina, lasciava il carcere per operare in azienda, rientrando la sera.
Un altro progetto socialmente innovativo che partirà a breve è quello che ci vede coinvolti con Hera Spa, Unieuro e Cna per il riuso e il riutilizzo delle apparecchiature elettriche ed elettroniche dismesse, (lavatrici, lavastoviglie). Dal 1 settembre 2021 partirà infatti “UTILE”, che prevede il ritiro degli elettrodomestici dalle stazioni ecologiche di Hera e l’approntamento di un laboratorio volto alla loro rigenerazione. Non vi sarà, in prima istanza, una re-immissione sul mercato di questi elettrodomestici, ma una loro fornitura gratuita a famiglie in disagio sociale ed economico. Questo è il nostro impegno: massima attenzione alle fasce più deboli. Per operare all’interno di tale progetto abbiamo assunto anche due “richiedenti asilo” proprio per fare in modo che anche il lavoro li sostenga nel processo di integrazione. Come ben comprese Adriano Olivetti, negli anni ’50, l’importanza, per l’imprenditore di riappropriarsi del proprio ruolo proattivo e ridiventare dopo decenni di colpevole assenza, protagonista del territorio in cui opera.

Ritiene che questa visione imprenditoriale in Italia possa avere successo?
Ci sono già molti gli esempi di imprenditori – mi viene in mente Brunello Cucinelli – che hanno questa visione del “fare impresa”. L’obiettivo che bisogna raggiungere è che ognuno di noi, all’interno del proprio ruolo e della propria attività, deve applicarsi costantemente per far si che il mondo che ci circonda sia un mondo migliore. Ogni territorio ha particolari esigenze – a volte critiche o semplicemente inespresse o insoddisfatte – esigenze che solo un’azienda del luogo è in grado di comprendere, impegnandosi poi ad offrire, a seconda delle proprie possibilità e del proprio ambito, una risposta specifica e funzionale.

É l’attenzione al territorio che l’ha portato a sostenere iniziative come quella realizzata da Viva il Verde?
Assolutamente sì. Il driver dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale sarà il trainante economico dei prossimi anni. E sarà la leva fondamentale per un cambiamento anche a livello industriale. Un driver che può essere declinato in innumerevoli modi ma deve avere nel territorio il punto di riferimento fondamentale, anche con iniziative aggregative e sportive come quelle realizzata da Viva il Verde.

La ricchezza della sostenibilità ambientale risiede nel suo essere un contenitore positivo, di larga base, che può essere declinato in mille attività differenti. Personaggi come Rossano Ercolini, il premio Nobel dell’Ecologia, hanno potuto parlare e diffondere le loro competenze solo grazie a iniziative come quelle organizzate da “Viva il Verde”, sottolineando inoltre anche opportunità che possono dare anche una prospettiva economica. Noi, come Dismeco, potremo ospitare molte più scuole di quelle che già riceviamo perché non c’è nulla che possa creare una coscienza ecologica nel bambino, futuro cittadino consapevole, se non vedere quante materie prime si possono ricavare dalla lavatrice della mamma una volta rottamata. Questo per ribadire come il coinvolgimento del territorio, sia fondamentale per la disseminazione di una corretta coscienza ecologica.
Dismeco, negli anni, ha ricevuto numerosi riconoscimenti. “Miglior progetto industriale in campo ambientale” nel 2015 e “Best performer nell’Economia Circolare” nel 2019, da parte di Confindustria, nonché, nel 2020, promosso caso di studio internazionale, in campo ambientale, per Università straniere. Ma particolarmente significativo è stato un episodio che si è verificato in Commissione Europea, quando un Commissario ci disse “Solo voi italiani potevate immaginare un luogo come il “Borgo Ecologico”, dove si applicasse l’ eccellenza industriale ma congiuntamente si declinassero concretamente molti valori connessi al ruolo sociale dell’azienda, pianificando ricadute sociali sul territorio, nel coinvolgere scuole, approntare progetti socialmente utili. Una tradizione, un merito del vostro paese”.

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