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Cambiamenti climatici, nasce il Progetto Europeo Life CLIMAX PO.

Intervista di Anna Magli all’Ing. Paolo Leoni dell’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po, leader partner di progetto.

È stato presentato il Progetto Europeo Life CLIMAX PO per l’adattamento al cambiamento climatico, nel Distretto del Bacino del Po. Il progetto, della durata di 9 anni, è cofinanziato dal programma LIFE dell’Unione Europea e ha l’obiettivo di identificare, sviluppare e attuare attività e pratiche per una gestione “climaticamente intelligente” delle risorse idriche a scala di distretto idrografico. Il partenariato di progetto, che coinvolge anche la Città Metropolitana di Bologna, vede come leader partner l’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po (AdBPo): il programma prevede infatti il coinvolgimento dell’intero territorio del distretto .
Nel territorio del distretto del fiume Po (87.000 chilometri quadrati di estensione vive quasi un terzo della popolazione italiana, circa 20 milioni. Nello stesso territorio viene prodotto oltre il 40% del PIL nazionale, il 55% della produzione idroelettrica e sono presenti oltre 3 milioni di ettari di superficie agricola. All’interno dell’intero bacino si contano 684 siti natura 2000 e 420 aree naturali protette locali, regionali e nazionali. Il Fiume Po è quindi un ecosistema naturale ricco di specie e habitat di estremo valore conservati all’interno di 37 Zone di protezione speciale e 49 Zone speciali di conservazione identificati ai sensi della Direttiva Habitat e della Direttiva Uccelli, e da 13 aree naturali protette di interesse locale, regionale o nazionale.
Ne parliamo con l’Ing. Paolo Leoni dell’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po, leader partner di progetto.

Il cambiamento climatico sta causando grandi sfide ambientali, che richiedono azioni convincenti e urgenti. L’Europa meridionale, il Mediterraneo ed il nostro Paese sono riconosciuti come particolarmente vulnerabili al riscaldamento globale. La strategia dell’UE sull’adattamento ai cambiamenti climatici ha promosso lo sviluppo di strategie nazionali di adattamento (NAS) e piani nazionali di adattamento (NAP). A che punto è nel nostro paese l’applicazione di questi strumenti?
Nel 2016 la Strategia Nazionale di Adattamento al Cambiamento Climatico è stata adottata con Decreto del Ministero dell’Ambiente (oggi MASE): da essa sono nate e messe in campo numerose strategie per contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Inoltre, in questi mesi è oggetto di valutazione da parte degli organi competenti il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, che consentirà di incrementare ulteriormente il numero di azioni e la loro efficacia per contrastare gli effetti del cambiamento climatico con la speranza che le strategie di mitigazione (riduzione dei gas climalteranti) a scala internazionale diano i loro frutti. Da diversi anni, ormai, tutti gli studi e tutte le azioni condotte a scala distrettuale e nazionale fanno riferimento ai cambiamenti climatici.

Il Progetto mira a migliorare la governance distrettuale per la gestione della risorsa idrica e a sostenere la conoscenza climatica condivisa attraverso l’implementazione di strumenti e metodologie specifici. Come prevede si attuerà lo sviluppo di competenze e il coinvolgimento delle parti interessate per sostenere le azioni proposte nelle aree di intervento designate?
Il Progetto Climax Po è suddiviso in 11 Work Package di cui 7 “trasversali” e 4 “verticali”.
I WP trasversali seguiranno e sosterranno tutto il Progetto attraverso azioni di coordinamento, coinvolgimento dei portatori di interesse, disseminazione e comunicazione, valutazione delle attività e delle azioni di progetto e dei relativi rischi.
I WP verticali costituiscono il cuore operativo del progetto e mirano a promuovere e attuare una serie di attività sul territorio: le azioni pilota. Tali WP affronteranno diversi macro-tematiche: gestire i grandi laghi regolati e gli invasi artificiali definendo strategie di adattamento al cambiamento climatico per questioni non direttamente legate alla risorsa idrica; migliorare la sicurezza idrica e la resilienza ai cambiamenti climatici attraverso soluzioni basate sulla natura e sugli ecosistemi (Natured Based Solution – NBS); favorire l’implementazione di buone pratiche finalizzate alla mitigazione del rischio alluvionale, anche costiero; analizzare strumenti e tecniche per un’irrigazione.

Fra gli obiettivi del progetto c’è quello di accelerare l’adattamento ai cambiamenti climatici attraverso l’istruzione, la formazione e la sensibilizzazione di responsabili politici, esperti tecnici, amministrazioni pubbliche e organizzazioni della società civile. Quali iniziative pensa saranno messe in campo per realizzarlo?
Di questo si occuperà principalmente il WP 10 “Communication, dissemination and networking” con attività che coinvolgeranno tutti i partner di Progetto mirate a interagire direttamente con responsabili politici, fornendo loro informazioni e materiale tecnico a supporto delle decisioni politiche, tecnici esperti, fornendo loro materiale utile alle attività operative a scala Distrettuale e Nazionale, amministrazioni pubbliche, attraverso dei percorsi di informazione e supporto tecnico-scientifico. Ma il Progetto raggiungerà anche i “comuni cittadini” con eventi mirati e diffusione delle attività di progetto sui canali social e con la creazione di contenuti multimediali.

Nel progetto si parla anche del miglioramento della ritenzione idrica e della gestione della capacità di stoccaggio. La ritenzione idrica è tema molto sentito negli ultimi anni in cui la siccità ha creato notevoli problemi alla nostra agricoltura. Perché c’è tanta dispersione e come pensa sarà possibile intervenire?
Attraverso le attività di Progetto verranno diffuse ed attuate le buone pratiche di gestione ed utilizzo della risorsa idrica, in particolare in campo agricolo ed industriale. La risorsa idrica è un bene quanto mai prezioso e il suo utilizzo deve essere razionale, alcune attività di Progetto mireranno a proporre soluzioni alternative più efficaci di quelle attuali che consentono sia un risparmio della risorsa idrica sia un utilizzo più efficace: produrre di più utilizzando il medesimo, o anche minor, quantitativo idrico e in alcuni casi anche riutilizzando l’acqua già impiegata in altri settori.

Quale ipotesi sono state prese in considerazione il miglioramento delle competenze degli agricoltori per un migliore utilizzo dell’acqua in agricoltura?
Per avere risultati efficaci è importante migliorare le competenze degli agricoltori, perfezionare le tecniche di irrigazione ed ottimizzare la gestione delle colture messe in campo. Se si interviene su tutti gli aspetti che contribuiscono alla filiera produttiva agricola-industriale, pur ottenendo piccoli miglioramenti in ogni aspetto, si otterrà un risultato finale sicuramente soddisfacente.

Nel progetto è prevista qualche particolare tutela per la conservazione della biodiversità dei parchi fluviali, anch’essa esposta a rischi idraulici e alla vulnerabilità idrogeologica?
Il Progetto prevede alcune attività specifiche nelle aree fluviali, in particolare in quelle lombarde, attività che mirano a ridare “naturalità” all’area di interesse fungendo da volano anche per altre attività, magari maggiormente mirate alla biodiversità, e/o progetti, anche europei.
Il cambiamento climatico è la sfida delle sfide, come ha detto l’On. Sergio Costa al Kick Off meeting di progetto di fine marzo scorso; Climax Po è un “progetto di progetti”, con tante attività già definite nel documento di Progetto e molte altre ancora che grazie a esse verranno scritte ed avviate in questo cammino lungo 9 anni.