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La risata ci permette di accettare e vincere i momenti sfidanti della vita rendendoci più forti.

Intervista di Anna Magli a Lara Lucaccioni, Master Trainer di Yoga della Risata.

Un tempo si diceva che il riso abbonda sulla bocca degli stolti. Oggi la scienza è concorde nel sostenere esattamente il contrario: ridere è bello e fa stare bene. La risata porta energia e positività, è un potente acceleratore, pulisce e purifica, rimette a nuovo. Le emozioni positive, sempre più studiate dalla scienza della felicità, permettono di fiorire e aiutano a coltivare relazioni significative e di valore, concentrando l’attenzione sul bello che c’è nella vita e ampliandolo. Tutto questo è così vero, che da qualche tempo si sta diffondendo una disciplina che del ridere ha fatto addirittura la propria bandiera: è lo Yoga della risata, una forma di yoga fondato sulla convinzione che ridere sia un’esperienza terapeutica per il corpo e per lo spirito. Non solo: si può ridere, e ottenerne tutti i benefici, anche senza un motivo, senza comicità e senza assistere a qualcosa di buffo. Basta esercitarsi. Ne parliamo con Lara Lucaccioni, Master Trainer di Yoga della Risata.

E’ difficile pensare a una disciplina meditativa come lo yoga, in abbinamento alla risata. Come funziona?
La pratica, che nasce come pratica di gruppo e dura circa un’ora, prevede tre fasi: la fase di riscaldamento e di interazione con gli altri partecipanti del gruppo, in cui si fanno esercizi di respirazione, di risate e giochi cooperativi. Poi c’è la parte centrale, che noi chiamiamo meditazione della risata, cioè dieci minuti di seguito in cui si diventa la risata, dove la risata fluisce in maniera più libera, proprio sostenuta dal respiro. E nella parte finale c’è un rilassamento profondo che riequilibra tutto quello che si è mosso dato che la risata lavora molto in profondità , va a sciogliere le emozioni che erano bloccate, di cui magari non ci rendiamo conto.
E’ proprio perché a livello fisiologico la risata avviene nella fase espiratoria, che questa tecnica viene chiamata yoga della risata, perché ha molto a che fare con il respiro: quando rido, di fatto, butto fuori anidride carbonica, e dopo aver riso entra in me più ossigeno, ed ho più vitalità e più energia dato che la respirazione gioca un ruolo centrale. La pratica è un’ora di leggerezza, di divertimento, che ha poco a che spartire con lo yoga classico. Non ci sono posizioni particolari da assumere, c’è la voglia di immergersi in questo benessere gioioso con altre persone che come te vogliono coltivare la loro gioia interiore .
E quello che si guadagna è anche un’unione corpo-mente-emozioni, che poi è il vero significato della parola Yoga, e una connessione profonda con gli altri partecipanti.

Sono sedute individuali o è necessario siano di gruppo? Quanto incide la presenza di altre persone nella riuscita dello yoga della risata?
La pratica nasce nella sua dimensione di gruppo, ma noi trainer ci alleniamo quotidianamente e invitiamo a fare quella che noi chiamiamo “la sfida dei 40 giorni”, cioè ridere 40 giorni di seguito con gli esercizi che insegniamo nella fase “meditazione della risata”: esercizi che ci rendono indipendenti da questa dimensione di gruppo, anche se si possono affiancare ottenendo il massimo del beneficio. Ridere tutti i giorni, facendo partire la nostra giornata con delle risate sostenute dal respiro, aumenta la nostra energia perché ci permette di eliminare l’anidride carbonica, che spesso resta nella parte bassa dei polmoni, bloccando il diaframma e impedendo una respirazione fluida e corretta.

Chi lo pratica, impara ad accogliere con una risata i momenti difficili che la vita riserva?
Sì è così, fa questo effetto. Ci sono tanti benefici che raccontiamo nei nostri corsi, uno di questi è che la risata fatta in maniera intenzionale ci cambia di umore e ci permette di affrontare le sfide, essere più centrati, più forti. E’ una forma di empowerment. Quindi quello stesso problema, quella stessa sfida che ci preoccupano, se li affrontiamo dopo aver fatto le nostre belle risate, abbiamo più strategie per combatterli e gestirli.

La risata è anche contagiosa, ride uno, poi a cascata ridono tutti quelli che gli stanno intorno…
Io ormai la pratico da parecchio tempo, insieme a mio marito che ha imparato a ridere insieme a me. Sotto la pandemia abbiamo fatto dirette web tutti i giorni, accompagnando le persone a ridere insieme a noi per rafforzare il sistema immunitario e vivere quel terribile periodo con positività. La pratica dello yoga della risata si basa anche sull’attività dei neuroni specchio, quindi se io vedo l’altro ridere in me si attivano le aree motorie delle azioni che io vedo fare.

Qual è la valenza sociale della risata? Ridere insieme crea complicità?
Da quando io e mio marito ridiamo insieme, la nostra complicità è aumentata in maniera esponenziale e si è creata una grande sintonia.
Quando ridiamo come pratica, non c’è la dimensione del deridere, ma piuttosto ridiamo insieme, ridiamo con l’altro e non dell’altro, e le risate dell’altro sono carburante per le nostre e viceversa. E’ la magia del ridere in gruppo o in coppia in maniera intenzionale e incondizionata.

Nel tuo libro Ridi Ama Vivi, edizione Bur, un paragrafo è dedicato alla meraviglia, che sorge quando ci troviamo di fronte alla vastità della natura o del cosmo. La meraviglia che, secondo te, riesce ad attivare le stesse aree del cervello che entrano in azione durante la meditazione. Che cosa è la camminata della meraviglia?
E’ una camminata legata al sublime, da fare in situazioni di straordinaria bellezza, ma che si può anche traslare nel quotidiano. Può essere in altomontana, o di fronte al mare, in campagna, in un bosco, davanti ad un fiume o un lago. Bisogna inspirare ed espirare mentre si osserva la natura che ci circonda: gli impercettibili movimenti delle foglie sugli alberi, la vita che si muove come gli uccelli, gli insetti ma anche le sfumature dei colori, i diversi punti di verde. Osservare l’abbondanza della natura è rigenerante. La natura siamo anche noi ed è per questo che immergerci in essa ci fa sentire così bene, ci riconnette al nostro sé profondo e a Madre Terra.
E non solo, stare in mezzo alla vastità della natura ci rimette al giusto posto, come specie tra le specie, e anche i problemi che ci sembrano giganti si ridimensionano in maniera corretta.