+39 3533176032
Iscriviti alla newsletter


Noi atleti della montagna, testimoni diretti del cambiamento, abbiamo il compito di trasmettere
agli altri la consapevolezza della trasformazione che è in atto.

Intervista di Anna Magli a
Isabella Morlini, Professore Associato in Statistica al Dipartimento di Economia Marco Biagi dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.

Intervista a Isabella Morlini, Professore Associato in Statistica al Dipartimento di Economia Marco Biagi dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Delegata del Rettore allo Sport per dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
Campionessa italiana SF40 e SF45 di corsa in montagna (FIDAL – Federazione Italiana di Atletica Leggera), tre volte campionessa mondiale di corsa su racchette da neve (snowshoe running), vincitrice della coppa Italia di skysnow 2021 (FISKY – Federazione Italina Skyrunning).

Isabella, ci vuole spiegare innanzitutto in cosa consistono le attività sportive che pratica con tanto successo, cioè la Corsa in Montagna e su Racchette da Neve?
Corsa in montagna e il trail running sono corse in ambienti naturali, su fondo sterrato o boschivo, con importanti dislivelli. Lo snowshoe running e lo skysnow sono corse su neve, con racchette da neve – note anche con il nome di ciaspole – o ramponcini. Sono attività sportive che si praticano in montagna o collina e che stanno attraendo sempre più atleti dalla tradizionale corsa su strada. Da un punto di vista atletico richiedono un maggior impegno muscolare e cardiocircolatorio rispetto alla corsa su strada. Penso, tuttavia, che il panorama e la bellezza dell’ambiente circostante in cui si corre riducano decisamente la percezione della fatica!

Perché ha scelto di praticare queste attività sportive?
Ho sempre praticato corsa su strada con buoni risultati. Per me lo sport all’aria aperta è sempre stato un’attività indispensabile da affiancare prima allo studio e poi al lavoro. Da alcuni anni mi sto rendendo conto che le attività sportive praticate in montagna procurano un beneficio ancora maggiore, sull’umore e sulla capacità di affrontare le sfide della vita di ogni giorno. La bellezza della montagna, la sua maestosità, il salire sempre più in alto infondono fiducia e gioia, ti aiutano a guardare lontano e a perseguire gli obiettivi con rigore e tenacia.

Lei opera come testimonial per il monitoraggio condotto da Legambiente e Comitato glaciologico italiano su 12 ghiacciai d’Italia. Crede che dopo la tragedia della Marmolada l’opinione pubblica si stia rendendo conto dei pericoli determinati dal cambiamento climatico e che abbia l’esatta percezione della precarietà di certe situazioni ambientali?
Penso che ancora molte persone non frequentatrici abituali della montagna non si siano rese conto delle importanti trasformazioni che sono avvenute sui ghiacciai e sulla montagna in generale in questi ultimi anni. La montagna deve essere rispettata e affrontata con le giuste precauzioni. L’andare in montagna deve cambiare in relazione alle sue condizioni. I frequentatori della montagna si devono adattare ai cambianti in atto e questo forse non è ancora chiaro a molti.

Come implica a livello pratico per noi cittadini, non necessariamente sportivi della montagna, la compromissione dei nostri ghiacciai? Quali sono le criticità che le attività umane si troveranno ad affrontare in un prossimo futuro?
I ghiacciai, assieme agli acquiferi sotterranei, sono le maggiori riserve idriche in termini di volume. L’esaurimento di queste riserve potrà avere implicazioni importanti per l’approvvigionamento idrico dell’intera società e quindi anche dei cittadini che vivono lontani dai ghiacciai. Inoltre, da un punto di vista della sicurezza del territorio, una montagna in salute ha una maggiore capacità di rispondere agli eventi climatici intensi e questo ha implicazioni sulle piene fluviali che si formano in montagna ma che coinvolgono anche i territori pedemontani e vallivi, dove vive la maggior parte dei cittadini.
Dobbiamo tutti fare la nostra parte, chi ha modo di raggiungere ampie fasce di pubblico più degli altri.

Come possono influenzare l’opinione pubblica personaggi autorevoli come i runner e gli sportivi che come lei si adoperano per la difesa dell’ambiente? Che tipo di coinvolgimento può determinare l’attività out door in questa battaglia?
Il compito di un sportivo della montagna è quello di aiutare i cittadini a prendere consapevolezza dei problemi che affliggono la montagna. Per risolverli, servono competenze scientifiche e tecniche ma serve anche l’impegno dei decisori che spesso guardano più alla sensibilità dei cittadini che agli avvertimenti di scienziati e tecnici. I problemi si risolvono insieme: cittadini, tecnici, scienziati e decisori. Il primo passo è il riconoscimento dell’esistenza del problema da parte di tutti e il ruolo dello sportivo della montagna, che con essa ha un rapporto molto stretto, è proprio quello di testimoniare l’esistenza del problema

Lei ha firmato la petizione per rilanciare l’appello degli scienziati ai partiti perché mettano in primo piano la crisi climatica nei loro programmi, in vista delle elezioni del 25 settembre. Crede che l’ambiente diventerà seriamente una priorità nei programmi di Governo?
La risoluzione dei problemi climatici non è un compito banale. Se da un lato tutti vorrebbero un clima amichevole e non ostile, dall’altro è anche necessario favorire lo sviluppo economico e sociale. Le strade intraprese a tal scopo negli ultimi 100 anni non sono state sempre in perfetta armonia con il rispetto delle dinamiche del pianeta Terra e del clima. L’impegno dei governanti dipende in ogni caso anche dalla sensibilità e dalle richieste della collettività che esprime priorità e determina, sebbene in modo indiretto, le azioni politiche da parte dei suoi rappresentanti.