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Acqua, bene sempre più raro e prezioso.
Basta sprechi o siamo in bancarotta.

Intervista di Anna Magli a
Giulio Boccaletti, laurea in Fisica a Bologna, dottorato presso la Princeton University.

Giulio Boccaletti autore del saggio Acqua. Una biografia, edito in questi giorni da Mondadori. Giulio Boccaletti, laurea in Fisica a Bologna, dottorato presso la Princeton University, già socio della società globale di consulenza strategica McKinsey & Company, ha lavorato per The Nature Conservancy, la più grande organizzazione non governativa di conservazione ambientale al mondo, dove ha diretto programmi sull’acqua in oltre 70 paesi. È ricercatore associato onorario presso la Smith School of Enterprise and the Environment dell’Università di Oxford e membro onorario del comitato scientifico del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici. Collabora con documentaristi e i suoi interventi sono apparsi su numerose testate internazionali.

Il suo lavoro tocca il ruolo dell’acqua in tutti i principali eventi storici della storia antica e moderna, di solito in modi non evidenti nel pensiero popolare. In che modo la distribuzione e l’utilizzo dell’acqua hanno plasmato la civiltà umana? Ci può raccontare qualche esempio contestualizzandolo nelle epoche in cui si è verificato?

Da quando siamo diventati sedentari, un mondo di acqua che si muove, la nostra relazione con questa sostanza hanno continuamente trasformato le nostre istituzioni. Nel libro percorro un lungo arco storico durante il quale la nostra storia si è intrecciata con quella dell’acqua come principale agente del clima sulla terra. Le storie sono tantissime, ma se ne dovessi scegliere un paio mi soffermerei sugli esperimenti di democrazia della Grecia Classica e sulla trasformazione ingegneristica dell’ovest degli Stati Uniti nel ventesimo secolo.

Nella Grecia classica la distribuzione di precipitazioni definiva la ricchezza agricola, e con essa la capacità di singoli agricoltori di acquistare armi che li rendessero militarmente indispensabili nella difesa della Polis. Questo ruolo militare ha poi portato a istanze politiche che sono state il carburante delle riforme di Solone e, successivamente, Clistene – riforme che furono la base della democrazia Ateniese.

Nel ventesimo secolo, l’ingegnerizzazione del paesaggio dell’ovest degli Stati Uniti ha fornito un archetipo modernista che ha ispirato la trasformazione del paesaggio ovunque sul pianeta. Nel 1900, gli umani non catturavano quasi nulla di ciò che pioveva dal cielo. Settant’anni dopo, grazie alla diffusione della diga polivalente e della gestione ingegneristica integrata dell’acqua, gli umani catturano in invasi un quinto di tutte le acque che scorrono. Abbiamo trasformato il paesaggio ad immagine e somiglianza dell’ovest americano.

Che ruolo giocherà e quale peso avrà la gestione dell’acqua nel futuro sulla politica mondiale?

Enorme. I cambiamenti climatici si esprimeranno principalmente attraverso fenomeni idrici: siccità, alluvioni, grandi fenomeni meteorologici. Questi cambiamenti solleciteranno le economie di tutti i paesi del mondo, mettendo sotto stress le produzioni agricole, rendendo meno sicura le attività industriali, la logistica e la vita urbana. Rispondere a questi problemi richiederà investimenti infrastrutturali e istituzioni che dovranno nuovamente cambiare il territorio su scala nazionale. Tutto questo avverrà in un contesto competitivo e di sempre minore sicurezza internazionale. Non ci saranno guerre sull’acqua, ma i fenomeni idrici avranno un potente effetto destabilizzante sulla politica internazionale.

Quale posizione esprime in Acqua circa la costruzione di grandi infrastrutture, come le dighe, per la gestione dell’acqua?

Non si può esprimere una posizione in astratto. Le grandi infrastrutture sono state importantissime per creare una piattaforma di sviluppo per le economie del ventesimo secolo. La differenza fatta sulla vita delle persone è stata immensa. Ma oggi, coloro che hanno beneficiato degli effetti di queste infrastrutture per oltre un secolo, hanno altri valori rispetto a quelli che erano dominanti quando furono costruite. La conservazione ambientale, per esempio, è un fenomeno culturale di massa, e, dove maggioritario, impone scelte diverse. Trattati internazionali che non esistevano un secolo fa vincolano gli investimenti degli stati in direzione diversa rispetto a cento anni fa. Detto questo, ci sono tanti paesi nel mondo che hanno un disperato bisogno di infrastrutture di base. Io ho lavorato in Etiopia per vari anni. Un paese di cento milioni di persone con solo 40 metri cubi di stoccaggio pro capita. In queste condizioni il paese non può gestire una siccità che duri più di un paio di settimane. La vulnerabilità di paesi come l’Etiopia è enorme ed è difficile immaginare di migliorarla senza grandi infrastrutture. Oggi ci sono 13 milioni di persone nel corno d’africa che non hanno da mangiare, perché le coltivazioni dipendono solo dalle piogge che non si sono manifestate. Quindi, la discussione sulle grandi infrastrutture è complessa. Se siano una buona idea o no dipende interamente dalle circostanze e dalle necessità dei cittadini del paese in cui vengono considerate.

Nella sua opinione i cittadini sono consapevoli della loro responsabilità nei confronti del consumo dell’acqua? Oppure ritiene che ancora oggi siano dell’idea che è un problema da delegare a chi governa?

I cittadini devono prendersi la responsabilità politica sulla gestione – non solo consumo – dell’acqua. I fenomeni idrici sono complessi e operano a scale che trascendono l’individuo. 10,000 anni di storia ci dicono che servono istituzioni per intermediare le istanze di libertà individuale con le necessità di bene comune. Lo stato ha e avrà sempre un ruolo centrale in questo. Ma lo stato in una democrazia funzionante necessita della sorveglianza dei cittadini. La gestione dell’acqua è una questione politica, non tecnica.

La giornata mondiale dell’acqua che si tiene oggi, fa specifico riferimento alle acque sotterranee. Si tratta di acque non visibili, ma il cui impatto è visibile ovunque. Lontano dalla vista, sotto i nostri piedi, sono un tesoro nascosto che arricchisce la nostra vita. Nelle parti più aride del mondo, potrebbe essere l’unica acqua che le persone hanno. Qual è la situazione di queste risorse nascoste?

Pessima. Le acque sotterranee sono lo stoccaggio che ci ha consegnato la natura. In molte parti del mondo, dove il ripristino di queste acque è naturalmente lento, sono state via via prosciugate. Si va sempre più in profondità nella ricerca di acqua, con sempre maggiore dispendio di energia per pomparla alla superficie. In parte, le acque sotterranee hanno permesso alle comunità che vivono in superficie di non affrontare il problema di gestire l’acqua in maniera più efficiente, produttiva ed hanno permesso di evitare la costruzione di infrastruttura addizionale. In molte parti del mondo questa opzione sta rapidamente svanendo. Alcuni anni fa la NASA ha lanciato dei satelliti in orbita di un progetto chiamato GRACE, che misura l’effetto gravitazionale dei depositi d’acqua sulla terra. Hanno scoperto che le acque sotterranee si stanno riducendo ovunque. È come un conto in banca a cui tutti hanno attinto per anni. Stiamo per andare in bancarotta.