+39 3533176032
Iscriviti alla newsletter

Dare valore all’ecologia significa capire l’ambiente
e godere del benessere e della gioia che la natura diffonde.

Intervista di Anna Magli Zandegiacomo a
Gianumberto Accinelli, entomologo e scrittore ed insegnante di Econarrazione
presso la Libera Università dell’autobiografia di Anghiari.

Gianumberto Accinelli, entomologo e scrittore, trasmette la sua passione per la natura in progetti di didattica e narrazione: suoi interlocutori sono le scuole, le aziende, le associazioni e tutte le persone vogliono conoscere l’ambiente che ci circonda. Accinelli, che insegna anche in un liceo a Bologna, ama raccontare le storie di natura alla radio. Tutti i giovedì mattina si collega con il programma “Il volo del mattino” di Fabio volo a Radio Deejay e tutti sabati mattina è in diretta da Corso Sempione con il programma “Ovunque6” di Rai Radio 2. E’ insegnante di Econarrazione presso la Libera Università dell’autobiografia di Anghiari, ha al suo attivo numerosi libri tra cui “La meravigliosa vita delle farfalle” e “La meravigliosa vita delle api” e “I fili invisibili della natura”.

Partiamo da Eugea che hai fondato con Giorgio Celli e altri colleghi nel 2005. E’ ancora operativa? Che tipo di iniziative organizza?
Ho ceduto Eugea nel 2017 dopo aver scritto “Il filo segreto della Natura”, che mi ha indirizzato verso altri obiettivi. Oggi mi occupo di narrazione scientifica e di editoria, come principale attività ed insegno in un liceo scientifico. Eugea è una bella realtà, sono ancora il loro referente scientifico, che realizza corsi ed eventi indirizzati a privati, amministrazioni pubbliche, scuole e altri soggetti, e fornisce strumenti pratici per essere fattivamente ecologici. L’ecologia applicata, grazie ad Eugea, entra nelle case delle persone. E lo fa in modo molto semplice. Un esempio su tutti Il Giardino delle Farfalle, una scatoletta che contiene i semi che danno origini piante perfette per la vita delle farfalle. In questo momento, stiamo promuovendo questo piccolo arbusto, insieme a Radio DJ, per dare a tutti la possibilità di possedere un proprio albero, che può rimanere piccolo nel vaso sul terrazzo di casa oppure può essere piantato nel terreno. L’idea generale è quella di dar vita ad un bosco tutti insieme. Eugea crea questi strumenti e li commercializza grazie ad una cooperativa sociale che impiega ragazzi disagiati psichiatrici, che si occupano della gestione del materiale. Eugea ha anche “un’anima” culturale che la vede protagonista nelle scuole con l’insegnamento ai ragazzi e con la formazione degli insegnanti: una parte che, data la mia attuale esperienza, è seguita principalmente da me. Formazione che realizziamo in presenza ma anche via Meet, coinvolgendo numeri molto importanti di alunni e insegnanti. Un’altra attività, è quella di infotainment. Quando Hera ci ha chiesto di far conoscere le qualità dell’acqua di rubinetto, abbiamo costruito uno spettacolo che abbiamo portato a teatro insieme Fabio Volo con una tournée in Emilia Romagna.

Che tipo di contributo portate alla formazione degli insegnanti. Che arricchimento traggono dall’esperienza con Eugea?
Il nostro intervento opera soprattutto sull’aggiornamento di programmi che tendono ad essere un po’ vetusti in merito all’insegnamento dell’ecologia. Ti faccio un esempio molto pratico. Il 1900 è stato un secolo glorioso soprattutto dal punto di vista della chimica. La chimica ha fatto fare salti da gigante alla nostra società. E così nei licei ancora oggi quando si insegna scienze si insegna fondamentalmente chimica. Tre anni di chimica, un po’ di biologia, un po’ di evoluzione ma non insegna per esempio l’ecologia che invece è la materia del ventunesimo secolo, come la chimica lo è stata appunto per il secolo scorso. I ragazzi e gli insegnanti denunciano un vuoto formativo: se da una parte conoscono benissimo i procedimenti chimici, anche i più complessi, non sanno nulla di biodiversità. L’ecologia spesso è confinata ad un solo esame che si fa nel corso di laurea in biologia, a scienze naturali, ad agraria ma non ha la dignità didattica che le andrebbe attribuita. Gli argomenti di ecologia tengono banco sui giornali, ne parlano gli esperti in continuazione in qualsiasi contesto della nostra vita eppure viene poco studiata. Anche con la pandemia si è generata una grande confusione sull’ecologia del virus. Il virus è composto da entità biologiche, dei parassiti obbligati che seguono determinate regole di propagazione che a loro volta seguono le leggi dell’ecologia. Una delle grandi preoccupazioni per questo virus, è che si trasmetta anche ad altri animali e crei quindi serbatoi molto pericolosi. In molti dicono “è solo un’influenza”. Ed è’ così, se colpisce un organismo giovane e reattivo, ma se colpisce altri animali, e quindi non viene più circoscritta agli essere umani, non possiamo più affermare che è “solo un’influenza” . Dal punto di vista ecologico il virus è estremamente pericoloso e grave: per la sua capacità di diffondersi e andare fuori controllo. E quindi l’unica arma che abbiamo, anche se comprensibilmente non piace a tutti, è vaccinarci. E’ indicativo però, e mi piace stigmatizzarlo, che nel corso dei dibattiti televisivi non ci siano mai interventi di scienziati ecologi quando invece studiare il comportamento del virus, prospettare i possibili scenari, sarebbe di molto aiuto.

I ragazzi sono ricettivi nei confronti dell’ecologia?
Moltissimo. I ragazzi sono delle spugne. Vogliono un mondo migliore sotto tutti i punti di vista. Se ai nostri tempi le richieste dei giovani riguardavano di più l’aspetto sociale, oggi il mondo migliore è un mondo ecologico, un mondo sano. Quando i ragazzi hanno a disposizione degli eventi culturali sul tema ecologico per dare voce a quello che sentono, fanno mille domande e sono molti ricettivi.

Una domanda che riguarda proprio la tua sensibilità di docente. Secondo te quanto sono pronti a combattere per l’ambiente, per il mondo e la società che li vedrà adulti?
L’adolescenza è l’età della contraddizione palese. Vanno a manifestare per il Friday For Future e poi vengono a scuola con il motorino. Io gli faccio continuamente la guerra su queste contraddizioni, li porto a ragionare, li invito a muoversi più a piedi, a usare una mobilità sostenibile. Gli faccio capire che sono i nostri comportamenti a determinare i cambiamenti e che è contraddittorio manifestare per l’ambiente e poi inquinare venendo a scuola in moto piuttosto che in bicicletta. In realtà poi devo dire che un po’ alla volta i comportamenti , se sollecitati, diventano un po’ più sostenibili. Ovviamene i sacrifici sono difficili per tutti, in particolari per i ragazzi che vivono un mondo di incoerenza dove magari, nelle loro stesse famiglie non riescono a trovare fonti di ispirazione o modelli di comportamento virtuosi. Io vedo in generale che c’è una grande pigrizia. Parlavamo di sport. Sono pochi quelli che fanno veramente qualcosa, perché fare sport per molti è un sacrificio e non sono disposti a farlo.

Ritieni che iniziative tipo quelle organizzate da Viva il Verde, cioè lo sport, il movimento fisico come veicolo per avvicinare le persone all’ambiente e alla eco sostenibilità sia una modalità vincente per superare questa pigrizia fisica e mentale che prima denunciavi?
Assolutamente sì. Io stesso sono un ex nuotatore agonista che non ha mai abbandonato lo sport e da qualche anno ho addirittura ripreso l’attività agonistica gareggiando nella categoria Master. Trekking, passeggiate, nordic walking ma proprio lo sport in generale avvicinano le persone all’ambiente. La biologia è anche questo. La biologica è il bosco, la natura dei campi e se la vedi, la attraversi, la vivi, entri in relazione, in risonanza.

Negli ultimi anni ti sei dedicato all’econarrazione, l’arte di narrare la natura. Un tipo di racconto che stai contribuendo a diffondere anche tramite la tua attività di docente alla Libera Università di Anghiari fondata da Duccio Demetrio.
La mia esperienza alla Libera Università di Anghiari nasce da una chiamata di Duccio Demetrio che aveva letto qualcosa di mio. Mi ha invitato ad Anghiari per fare qualche ora di lezione. Da lì è nato un rapporto di amicizia e di affetto. Devo dire che Duccio Demetrio mi ha veramente cambiato la vita. Grazie a lui ho scoperto la mia vocazione alla scrittura. La mia attitudine umanistica. Io vengo da una formazione scientifica. Sono un entomologo, laureato in agraria con un dottorato in entomologia agraria. Parallelamente sono sempre stato un grande appassionato di narrativa. Ho sempre letto moltissimo, sono stato a lungo indeciso nella scelta universitaria tra Lettere e Agraria e quindi non è un talento scoperto per caso, ma qualcosa che coltivavo da tempo. Grazie a Duccio Demetrio ho riunito le due anime: la natura e la narrazione. L’econarrazione è raccontare la natura con il linguaggio della narrativa. Quindi io scrivo libri e racconto storie che nascono dal vero, da cose concrete, dalla natura. E’ un linguaggio artistico che parla al cervello e all’anima come fa l’arte. Insegnare econarrazione è in realtà creare le condizioni affinché le persone tirino fuori, come dice Duccio Demetrio, un filo verde, cioè il loro rapporto con la natura e lo esprimano nella scrittura. Il principio base della scuola è far emergere quello che si sente, la propria storia ed esprimerla con l’arte della scrittura. La maggior parte delle arti non sono accessibili ai più, non tutti sanno suonare uno strumento o padroneggiare una tecnica pittorica. La scrittura invece è un arte praticabile da tutti. Può essere sgrammaticata, approssimativa ma è alla portata di chiunque. L’esempio più significativo sono i diari del Piccolo Museo del Diario di Pieve Santo Stefano. Alcuni sono scritti da persone semianalfabete ma sono diari potenti, pieni di energia, bellissimi dal punto di vista narrativo.

Che cosa è il progetto Voci in Azienda?
E’ un’iniziativa che ho portato avanti negli scorsi anni con diverse aziende per far conoscere ai loro dipendenti come “lavora” la natura. Come è efficace la natura nel suo manifestarsi. Uno degli argomenti su cui abbiamo lavorato maggiormente è stata la comunicazione: come comunica la natura. Ci siamo chiesti se lo faceva in modo diretto, ambiguo, conforme all’interlocutore. Banalmente, uno degli esempio a cui si ricorre di più in queste lezioni, è il linguaggio dei fiori. I petali dei fiori vogliono parlare alle api e quindi hanno i colori che piacciono alle api. Non sono mai rossi o molto raramente, perché l’ape non vede il rosso ma vede l’ultravioletto. Se andiamo in campagna in primavera notiamo che i fiori sono tutti bianchi. Per noi magari sono poco attrattivi ma per l’ape invece lo sono. La natura è perfetta, precisa e può essere di stimolo a lavorare insieme, a prendere come esempio e ispirazione il suo perfetto sistema di comunicazione. Tutte dinamiche che si sviluppano nel mondo intorno a noi, ma che difficilmente riusciamo a percepire perché non siamo abituati a osservare. Mentre paseggiamo in un parco, in un bosco o in campagna tutti gli organismi stanno comunicando con profumi, voci, colori. Insegnare a chi non è abituato a coglierli questi segnali, può essere uno stimolo a far capire quello che non funziona nel modo di comunicare in azienda. Il mio compito è sollecitare una riflessione sulla necessità di una comunicazione efficace, come quella che c’è in natura. Offro loro la possibilità di trascorrere una bella giornata in mezzo alla natura e magari li porto a riconsiderare il loro modo di rapportarsi. Le esperienze che facciamo in queste passeggiate, le voci e i messaggi che raccogliamo appunto, si possono trasformare in suggestioni quanto i partecipanti saranno invitati a scrivere un racconto, una frase, una impressione evocata dalla natura. A fine giornata, chi lo desidera, potrà condividere quanto scritto con i colleghi.

Come è la tua esperienza di narratore della natura in radio?
La radio per me è una magia. Nel momento in cui indosso le cuffie il mondo scompare ed entri un una specie di realtà parallela. C’è un’energia speciale che credo che sia simile a quella che provano le band quando suonano insieme. Fabio Volo poi, è un fuoriclasse e lavorare con lui è molto stimolante. Raccontare la natura alla radio mi dà la possibilità di usare un linguaggio leggero, favolistico ed è anche un veicolo importante per far conoscere il mio lavoro e i miei libri.

Se dovessi definire la tua mission di scrittore ed educatore, ma anche di conduttore radiofonico, come la descriveresti?
Uno dei miei obiettivi è diffondere la voce della natura ma in maniera gioiosa, che porti allegria, che faccia anche divertire. Mi piace l’idea di far star bene la gente e, se posso, renderla anche felice. Mi gratifica che una persona, dopo aver ascoltato un mio racconto alla radio o letto un mio libro, esca di casa e veda gli alberi, i fiori, i cespugli con un occhio diverso, riconoscendone quella bellezza a cui non aveva mai fatto caso. Voglio trasmettere la felicità di stare all’aperto, di conoscere la natura. Che poi, alla fine, quella che racconto e che desidero per gli altri è la mia stessa storia. Nel mio personale dilemma umanistico-scientifico – che con grande fortuna ho nella mia attuale professione brillantemente risolto – ho scelto alla fine di fare agraria perché volevo stare in mezzo alla natura. Da lei vengono le maggiori ispirazioni, gli stimoli ma soprattutto il benessere personale.