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Creare nuove strade per esprimere i propri talenti. Aiutiamo le persone a sentirsi parte del mondo
e in armonia con esso.

Intervista di Anna Magli a
Francesco Angelo Rosso, direttore generale di Macrolibrarsi e fondatore
della Fattoria dell’’Autosufficienza.

Intervista a Francesco Angelo Rosso, direttore generale di Macrolibrarsi e fondatore della Fattoria dell’’Autosufficienza, costituita da Francesco e la sua famiglia insieme a Macrolibrasi nel gennaio del 2009 e situata nell’Appennino Romagnolo, ai confini del Parco delle Foreste Casentinesi, nella Comunità Montana dell’Appennino Cesenate, nel territorio del Comune di Bagno di Romagna.
L’azienda svolge innumerevoli attività fra cui la coltivazione di ortaggi, frutta, frutti di bosco, erbe aromatiche oltre all’attività ricettiva e formativa.

Che tipo d’impegno richiede produrre cibo in armonia con l’ambiente?

Dobbiamo cambiare completamente l’idea di combattere con la natura per ottenere un raccolto. Purtroppo anche per molti agricoltori biologici non è chiaro che il successo sta nel trovare un equilibrio naturale con l’ambiente. 

La certificazione biologica e la possibilità di ottenere un plusvalore nel prodotto ha spinto molti agricoltori a coltivare ed allevare con le stesse idee, tecniche e metodologie convenzionali riducendo il principio di bios e quindi di vita, all’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi naturali al posto di quelli chimici.
Sicuramente utilizzare concimi e pesticidi consentiti in agricoltura biologica è molto meglio che utilizzare i veleni convenzionali ma se vogliamo veramente produrre cibo in armonia con l’ambiente dobbiamo ricreare ecosistemi naturali che non richiedano alcun apporto di sostanze dall’esterno dell’azienda.
Creare un paradiso naturale e di biodiversità, produrre nuovo suolo ricco di sostanza organica, raccogliere e infiltrare l’acqua, fare minime lavorazioni della terra, mantenere coperto e pacciamato il suolo, rispettare gli animali e il loro modo naturale di vivere, tornare a lavorare con le mani piuttosto che con i trattori  e poi trasformare tutto in azienda, sono alcuni degli obiettivi che ci siamo dati per produrre e vivere in armonia con l’ambiente.

 

Nell’ agriturismo Autosufficienza, fra i vari corsi residenziali, c’è quello Vivi l’autosufficienza, che definite “nato per ispirare, contaminare e stimolare a riprendere in mano la propria vita, rinnovare il matrimonio tra uomo e Natura, creare biodiversità anche nei cervelli” Che tipo di persona sente la necessità di iscriversi e in cosa consiste l’esperienza li portate a compiere?

Gli interessati a “Vivi l’autosufficienza” sono persone che hanno sentito l’esigenza di un cambiamento, che vorrebbero intraprendere una via differente rispetto a quelle che potremmo definire più convenzionali. Una vita più semplice, a misura d’uomo, dove i valori principali non sono quelli promossi dalla società del consumo ma sono l’amore e il rispetto per la vita stessa.
Per fare questo passaggio è però necessario vedere con i propri occhi le strade alternative.
Vivi l’autosufficienza si inserisce in questo contesto. Far immergere per quattro giorni le persone all’interno delle dinamiche che caratterizzano solitamente la vita della Fattoria. Conoscere la storia e la filosofia del Centro di ecologia applicata, praticare yoga, fare pane e pizza, osservare una mungitura a mano, realizzare una piadina, riconoscere le erbe spontanee, toccare con le proprie mani la terra dell’orto ed imparare a prendersene cura.
Vivi l’autosufficienza è solo una delle iniziative che proponiamo periodicamente per incontrarci: oltre alle visite guidate giornaliere, c’è il turismo ispirazionale, sei giorni in cui accompagniamo i nostri ospiti a scoprire le realtà più virtuose dell’appennino romagnolo.
Dal 2023 inoltre sarà possibile prendere parte ad un’iniziativa chiamata “Da zero all’Autosufficienza”, una formazione di sette giorni in cui si alterneranno i volti che hanno contribuito a creare questo paradiso.
Infine organizziamo settimanalmente corsi per apprendere argomenti specifici come l’autoproduzione, la sopravvivenza primitiva, la fermentazione, la realizzazione di una food forest ma anche meditazione e yoga, anch’essi temi strettamente legati all’Autosufficienza.

 

Anche la bioedilizia riveste una fondamentale importanza nella vita dell’agriturismo, tanto da realizzare dei corsi di Natural Bulding. Come spiegheresti il vostro concetto di Natural building e cosa si impara in questi corsi?

Il natural building rientra all’interno di un contesto più ampio che per semplicità potremmo definire “natural life”, per cui in maniera coerente ricerchiamo la natura in tutti gli aspetti della nostra vita: la salute, l’alimentazione, le coltivazioni, l’abbigliamento, la detergenza, l’educazione…e anche le costruzioni.
Siamo sempre più circondati da materiali artificiali e forme innaturali, di cui spesso ignoriamo gli impatti sulla nostra salute fisica e psichica.
Vivere edifici costruiti con materiali e forme naturali ci dona una sensazione di benessere a 360 gradi, insperabile in scatole di cemento, ferro e plastica in cui oggi vivono la maggior parte delle persone.
L’incontro nel 2015 con Andrea e Francesca di Filo di Paglia, architetti e natural builders, ci ha permesso di dar vita al sogno di un villaggio naturale dove ogni struttura è un’opera d’arte e dove più stili di architettura naturale insieme creano una sinfonia meravigliosa. Alcune strutture più semplici come il forno in terra cruda e il muro d’ingresso sono state realizzate durante dei corsi aperti a tutti, dove Andrea e Francesca hanno spiegato come si lavora con la terra cruda e poi ci si è sporcati tutti mani e piedi.
È stato bellissimo anche il corso con Danilo Dianti, grande esperto di calce naturale, dove abbiamo verniciato l’agricampeggio utilizzando colori naturali autoprodotti con ciò che trovavamo in natura. Periodicamente organizziamo anche delle giornate intere in cui mostriamo cosa e come sono state realizzate le strutture del Centro Ecologico Autosufficienza con la speranza che sempre più persone possano copiarci. 

 

Molti sognano di intraprendere un percorso come il tuo e di creare realtà produttive e sostenibili fuori dalle città, magari recuperando antichi casolari abbandonati. Quanto forte deve essere la motivazione per riuscire in questo progetto e soprattutto quali le competenze che tu ritieni indispensabili?

Quando ti metti in un progetto come questo penso che i momenti di sconforto siano quasi inevitabili. Sono una persona tenace, in grado di mantenere il focus verso un obiettivo senza distrazioni per lunghi periodi, di trovare la soluzione ai problemi senza abbattermi, di stringere i denti e lavorare senza sosta quando necessario, ma nonostante ciò più volte durante il percorso ho rischiato di perdere la forza e l’entusiasmo per proseguire.
Gli anglossasoni dicono che non puoi essere giudicato un bravo imprenditore se non hai fallito almeno una volta nella vita. Personalmente non ho mai fatto fallire un’azienda ma gli obiettivi che ho fallito durante lo sviluppo di “autosufficienza” sono talmente tanti che sarebbe difficile elencarli.
Non penso siano necessarie competenze tecniche di partenza anche se alcune potrebbero agevolare molto e magari limitare gli errori. Come dico sempre quando sono partito a 24 anni ero un perfetto ignorante in tutto ciò che qui è stato realizzato.

 

Da un po’ di tempo sono molte le persone giovani e meno giovani che esprimono la necessità di dare una svolta definitiva alla propria vita e Viva il Verde ha raccontato molte storie di chi ce l’ha fatta, recuperando attività antiche o scomparse o reinventandosi da capo investendo anche nello studio e nella ricerca.  Perché cambiare è diventato così importante in questi ultimi anni?

Molto spesso ho sentito dare giustificazioni altruistiche: “Lo faccio per le api”, “Lo faccio per le balene”, “Lo faccio per la terra”, “Lo faccio per i miei nipoti”, “ecc”
Io penso che le persone vogliono cambiare per una sana ed egoistica infelicità.
Mi spiego con un esempio.
Io non sono felice a vedere i bambini sfruttati per cucirmi una camicia e non voglio fare parte di chi sostiene lo sfruttamento. Non farne parte mi fa sentire meglio. Stare meglio è il punto.
In tanti si stanno rendendo conto che non vivono bene l’autodistruzione dell’umanità alla quale stiamo assistendo e si sentono molto meglio nel creare nuove strade che possono meglio esprimere i propri talenti, la propria creatività e l’idea di un futuro migliore anche per le prossime generazioni.