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Dopo 500 anni torna il castoro sul territorio italiano: nessuna preoccupazione, aiuterà a combattere le specie invasive.

Intervista di Anna Magli ad Emiliano Mori, Biologo ricercatore presso C.N.R. – Consiglio Nazionale Delle
Ricerche.

Uno studio congiunto dell’Università Statale di Milano e dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche, pubblicato su Animal Conservation, descrive il ritorno del castoro sul territorio italiano dopo 500 anni. Parliamo del castoro europeo (Castor fiber) il più grande roditore autoctono del nostro continente. In passato è stato largamente cacciato a causa della sua pregiata pelliccia e anche di credenze, ormai fortunatamente superate, sulle presunte proprietà curative del cosiddetto “castoreo”, una sostanza oleosa prodotta dalle ghiandole perianali dell’animale, tuttavia usata come fissativo nell’industria dei profumi. Un esempio di ritrovata biodiversità, che richiede  strumenti di monitoraggio per ridurre i possibili danni dovuti alle attività del castoro. Ne parliamo con  Emiliano Mori, Biologo ricercatore presso C.N.R. – Consiglio Nazionale Delle Ricerche

Scomparso da 500 anni. Questo significa che molti di noi, salvo viaggi all’estero dove ancora si trova,  ha mai visto un castoro in natura. Com’è fatto, quali dimensioni  ha?

Si tratta del più grande roditore che abbiamo in Europa, è un animale che può raggiungere anche i 20/30 kg di peso quindi, più grande di una volpe, di un istrice. Ricorda lontanamente una nutria, specie cui siamo più abituati, con una densa pelliccia di colore marrone, zampe che presentano delle espansioni tra le dita per favorire il nuoto, denti robusti e una coda rotonda e appiattita, anch’essa utile per il nuoto. 

 

In che aree si poteva trovare nel nostro paese? Come mai era scomparso?

Fino  all’inizio del Medioevo il castoro era presente in Italia e la sua distribuzione copriva tutte le regioni settentrionali, gran parte delle regioni centrali  circa fino al Molise e qualche regione meridionale. Era una specie piuttosto diffusa, poi lentamente a causa della caccia, sia per la carne che per la pelliccia, ma soprattutto per l’olio di castoro, il castoreo che è un fissativo utilizzato anche in profumeria,  la specie è diventata sempre più rara. Ha cominciato ad estinguersi a Sud poi salendo, verso Nord: gli ultimi avvistamenti risalgono al 1500/1600 nelle regioni settentrionali. 

 

La reintroduzione del castoro desta già la preoccupazione che le attività dell’animale, specialmente nelle aree in cui è stato reintrodotto, interferiscano con quelle umane.  In quali aree lo ritroveremo? Sarà monitorato?

Come noi, con le nostre attività, interferiamo sull’habitat della fauna selvatica, tutta la fauna selvatica interferisce sul nostro habitat. Questa, quindi, è una preoccupazione che lascerei a latere. La vera preoccupazione è che se si  continuano a rilasciare animali in natura  in modalità non autorizzate, in certamente questo può diventare un problema perché produce squilibri. Di fatto però, se ci pensiamo tutte le specie aliene o molte di loro sono state rilasciate senza autorizzazione. Le reintroduzioni (autorizzate, sia ben inteso) sono sempre state fatte, e quando si fanno con criterio, funzionano.

 

Com’è avvenuta la reintroduzione? 

I castori sono ricomparsi all’improvviso tanto che è sorto il dubbio che siano stati introdotti in maniera non autorizzata, ma non ci sono prove schiaccianti. Comunque sono stati avvistati a 500 km dal punto più vicino dove, invece, sono stati reintrodotti ufficialmente, e quindi riteniamo che l’operazione si sia svolta in modo clandestino. Le analisi genetiche che abbiamo fatto ci dicono che sono strettamente imparentati con quelli dell’arco alpino quindi possiamo dire che, anche se non autorizzato, il rilascio è stato fatto con gli animali “giusti”, ovvero escludendo cladi orientali o animali nordamericani. Gli animali introdotti appartengono a una sottospecie dell’Europa centrale, non sono stati introdotti animali di altri continenti decontestualizzati dal luogo in cui sono stati inseriti. Sono i più simili a quelli che una volta erano presenti in Italia. Inoltre, sono anche stati rilasciati in zone idonee alla specie, quindi viene da pensare che, anche se si tratta di un atto non autorizzato, chiunque lo abbia fatto conosca bene la specie. 

Sicuramente c’era la necessità di uno studio di fattibilità che non c’è stato. Il fatto che il castoro possa beneficiare la biodiversità è un’altra certezza che abbiamo. Nel lungo termine quello che può succedere, è che ci siano dei contrasti, delle interferenze  anche  se prevederlo adesso è un po’ difficile. Per adesso problemi non ce ne sono stati , danni non se ne sono verificati.

 

Che danni potrebbe fare nelle zone dove non era opportuno reintrodurlo? Con le dighe che costruisce , per esempio…?

Ipotizziamo che possa danneggiare qualche coltura, però ricordiamoci che in Italia abbiamo già un sacco di problemi con i cinghiali che devastano le colture, per non parlare degli storni. Non per fare benaltrismo, ci mancherebbe, ma mi sembra che il castoro sia un problema molto marginale in questo senso. Potrebbe verificarsi qualche allagamento in prossimità delle infrastrutture umane. Teniamo però presente che adesso la specie è presente in ambienti di bosco e lungo fiume , zone così difficili da raggiungere che ci muoviamo con i kayak per fare monitoraggio, quindi in questo momento non esiste alcun problema di potenziali danni.

 

In quali aree lo possiamo ritrovare?

Sicuramente nella Toscana meridionale, nel bacino dell’Ombrone, lungo il Tevere per quanto riguarda l’Italia centrale. Andando a Sud lo troviamo in Abruzzo nella valle dell’Aterno, in Molise e in Campania e poi nelle regioni del Nord, dove sta arrivando in maniera autonoma dalle popolazioni reintrodotte in Svizzera e in Austria. Abbiamo già segnalazioni dal Piemonte, dall’Alto Adige e dal Friuli.

 

Incontro uomo-castoro, che succede?

Il castoro tendenzialmente scappa e comunque non è un animale aggressivo. E’ guardingo, una specie prevalentemente notturna e in tre anni che lo studiamo io l’ho visto solamente una volta. Ogni tanto capita che i pescatori lo osservino, girino video ma è tutto sommato abbastanza difficile. 

 

E’ possibile che interferisca negativamente anche con certe coltivazioni? Di cosa si nutre? 

No, perché si nutre esclusivamente di legno, fibra vegetale e germogli. Rosicchia i rami degli alberi, mangia la corteccia e le foglie. E’ assolutamente vegetariano, anzi vegano!

 

Può essere d’aiuto la presenza del castoro nel nostro ecosistema soprattutto nel controllo di specie estranee alla nostra biodiversità?

Assolutamente sì. Le dighe create dal castoro creano sbarramenti all’espansione del gambero della Louisiana. Inoltre, abbiamo notato che dove è presente il castoro la nutria, che è una specie aliena e deve essere gestita, diventa più diurna e quindi più facilmente individuabile. Altri studi fatti in Europa settentrionale hanno mostrato come possa esserci in qualche modo un aiuto per alcune specie di zanzara anche non native, aiutate dai laghetti creati dagli sbarramenti di castoro; per ora, per quanto riguarda l’Italia, non ci sono evidenze che ciò accada.