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Un bosco per Agostino, dove la natura torna libera
in nome dell’amore e del ricordo.

Intervista di Anna Magli all’associazione Amici di Agostino.

Ai confini del parco della Foreste Casentinesi, c’è un bosco di 24 ettari fatto di cornioli, cerri, capini, frassini e ginepri che l’ha scampata bella. C’è mancato poco che diventasse una delle tante aree boschive devastate dal taglio e dallo sfruttamento. E invece, grazie a un’iniziativa di un gruppo di persone, il bosco del Corniolino vivrà per sempre, nel nome dell’amore per la natura e di Agostino Barbieri, una guardia forestale deceduta prematuramente a cui il bosco è dedicato. Il bosco si trova nel comune di Santa Sofia, provincia Forlì-Cesena, e d’ora in poi sarà protetto e amministrato dal Fondo Biodiversità e Foreste, un’associazione di promozione sociale nata per proteggere le aree boscose che prevede una gestione priva dell’intervento umano per portare gli alberi all’invecchiamento naturale. Oltre al Fondo, ne saranno custodi anche la cordata degli Amici di Agostino che alla sua morte ha deciso di ricordarlo con un atto potente, per celebrare chi quella natura l’ha sempre amata e protetta, e Anna Zonari che per prima ha individuato quell’angolo incontaminato e ha lanciato un appello su Facebook per salvarlo. Un incontro felice quello tra Anna e gli Amici di Agostino, David Bianco, Paola Balboni, Monia Cesari, Marco Vasina e Andrea Morisi, che erano in cerca del luogo giusto per portare avanti il progetto. Una raccolta fondi ha visto coinvolte oltre 200 persone che, versando una quota, hanno permesso di raccogliere oltre 34 mila euro e l’acquisto del doppio del terreno inizialmente preventivato. Ma questa è una storia corale e noi ce la siamo fatta raccontare dai protagonisti perché storie come queste meritano di essere conosciute in tutte le loro sfumature. Ne parliamo con l’associazione Amici di Agostino.

Partiamo dall’inizio. Un bosco per Agostino è un progetto che nasce poco dopo la scomparsa del vostro amico e si è posto subito l’obiettivo di ricordarlo nel modo in cui lui avrebbe voluto. Come vi siete mossi per la ricerca? Avevate già individuato altre aree?
La scomparsa di Agostino ci ha lasciato smarriti e confusi. Già al suo funerale, tra amici, si è ipotizzato di acquisire un’area da destinare alla sua memoria e alla Natura: si pensava in quel momento ad un terreno ancora da rimboschire, per aggiungere un po’ di natura nel ricordo di chi la natura l’amava spassionatamente. Nel cercare di dare attuazione a questo slancio emotivo, sono sorte domande cui non riuscivamo a dar subito una risposta, come a chi intestare tale terreno, chi avrebbe pagato l’IMU o la Bonifica, chi avrebbe garantito sul medio lungo termine etc. Il nostro intento di comprare un terreno per farne un bosco in nome di Agostino si era così inizialmente bloccato per esplorare diversi scenari e ipotesi. Poi, per puro caso, si è verificata una straordinaria coincidenza grazie al mondo dei social, quando abbiamo incrociato un meraviglioso appello di Anna.

Com’è nato il sodalizio con Anna, in che modo vi siete incontrati e come avete portato avanti il progetto?
Da una “amicizia” virtuale su Facebook, ci siamo trovati a stringere un’amicizia reale e molto concreta. Anna aveva lanciato un appello per salvare un bosco sull’Appennino forlivese che rischiava di essere disboscato. I proprietari non potevano più seguirlo e volevano ricavarne della legna. Anna chiedeva on line di mettere assieme gli sforzi per comprare e assicurare la tutela del bosco del Corniolino. L’iniziativa era di per sé già ampiamente degna e condivisibile, per cui aderimmo per la buona causa. Allo stesso tempo però rilanciammo chiedendoci perché non unire lo sforzo con chi voleva ricordare un caro amico che amava i boschi? Non solo ci trovammo in sintonia nell’intento congiunto, ma si individuò anche il soggetto che faceva al caso nostro, un’associazione che divenisse la formale proprietaria, a cui versare i soldi che avremmo raccolto e che garantisse il futuro del bosco. Stiamo parlando del Fondo Biodiversità e Foreste.

Come vi siete mossi per la raccolta fondi? Vi sareste aspettati un’adesione così massiccia?
La raccolta dei fondi, una volta chiariti tra noi obiettivi e finalità, ha avuto inizio con il passaparola diretto e, soprattutto, ancora una volta utilizzando Facebook, con una pagina dedicata e un po’ di condivisioni e animazione della notizia: “Un bosco per Agostino” si è fatto conoscere e in poco tempo, non solo abbiamo raccolto la somma necessaria per acquistare gli originari 12 ettari, ma abbiamo raccolto 34.000 euro! Un successo che ci ha riempiti di una strana sensazione, una specie di gioia amara: il bene per un amico, che però non c’è più. Se da un lato ci aspettavamo una risposta da parte delle tante persone che Ago conosceva e che gli volevano bene, i numeri sono effettivamente stati sopra le aspettative. Commovente anche il fatto che in tanti hanno contribuito a ricordare una persona anche senza conoscerla direttamente!

Che cosa è il Fondo Biodiversità e Foreste e come si è inserito nel progetto? Perché è così importante che il Bosco di Agostino sia sotto la sua tutela?
Il Fondo Biodiversità e Foreste, come si è detto, si è rivelato provvidenziale, il secondo incontro strategico, dopo quello con Anna. È importante che il Bosco di Agostino sia sotto la tutela del Fondo perché, dichiaratamente e con cognizione di causa, viene garantito che, nel tempo, quei 24 ettari non subiranno tagli o utilizzi diversi da parte dell’uomo, ma saranno lasciati alla natura e ai suoi cicli: assorbiranno CO2 e ospiteranno piante, funghi, animali, in parole povere, la biodiversità! Peraltro, in posizione attigua al Parco nazionale delle Foreste Casentinesi.

Oltre a preservare il bosco sono in programma iniziative destinate al pubblico che possano far apprezzare il lavoro che state facendo?
Come dicevamo, il Bosco di Agostino deve essere lasciato in pace ed a dinamiche in cui l’uomo perde la sua centralità. Ciò non vuol dire che, proprio per onorare il ricordo di Ago, ma anche per far conoscere i temi della conservazione della biodiversità e del ruolo dei boschi, non si possa “fruire” intelligentemente e con il dovuto rispetto; pensiamo dunque di prevedere qualche escursione dedicata per dare concretezza ai molti amici che hanno condiviso il progetto. Crediamo anche che ciò possa servire per rendere ripetibile questa esperienza, per ricordare altre persone, ma anche momenti lieti, come un matrimonio o la nascita di un figlio. Il nostro invito sarà comunque quello di entrare in punta di piedi, consapevoli della sacralità che c’è dietro e dentro ogni ambiente naturale.

Oltre al Corniolino ci sarebbero molte altre aree boschive che meriterebbero di essere tutelate. Quale è la situazione del nostro paese e in che modo la legge preserva queste aree dal disboscamento e taglio selvaggio?
Potremmo certamente chiederci che senso ha, in fondo, aver salvato un lembo di Appennino quando la gran parte delle zone circostanti rischia un peggior destino. Mettiamola così allora, noi abbiamo fatto quello che sentivamo essere la nostra parte, arrivando effettivamente a salvare il bosco del Corniolino.
L’abbiamo fatto con affetto, con slancio e con il miraggio concreto di sapere che questo è un gesto che ci rallegra e ci infonde speranza. Sappiamo che la corsa alle biomasse, divenute preziose risorse “rinnovabili” da bruciare sull’altare della transizione ecologica, continuerà ma sappiamo anche (e questa piccola, piccolissima storia ne è la prova vivente) che l’unione di sognatori concreti può trasformare la realtà. In questa straordinaria, epocale e ancora incompresa crisi ambientale; tutti devono decidere da che parte stare! Se dalla parte del commentatore che vede nero e complotti ovunque, del disfattista che rinuncia prima di avere fatto qualcosa, dello squallido opportunista che sfrutta il momento per i propri interessi, di chi si rimbocca le maniche e, ad ogni livello, mette le mani in pasta.
Rivendichiamo ovviamente il piano simbolico a cui abbiamo operato, ma quei venti ettari di cerreta sono lì – e lo saranno per molto tempo – come tangibile testimonianza ed esempio di una scelta fatta nell’interesse comune, in un’epoca dominata dall’individualismo e della competizione prima di tutto!

Perché è importante la wilderness?
La “wilderness” non dovrebbe essere importante, dovrebbe essere la testimonianza dell’esistenza stessa della vita sul nostro pianeta. Tanto che un grandissimo estimatore e studioso della biodiversità, Edward O. Wilson, ha lanciato, poco prima di scomparire recentemente, la non tanto provocatoria proposta di lasciare metà del mondo alla Natura priva di attività dell’uomo. In realtà l’Umanità ha già ampiamente strabordato rispetto ai limiti di sopravvivenza del sistema, come possiamo constatare quotidianamente per i cambiamenti climatici, la scomparsa delle specie animali e vegetali, l’inquinamento, la sovrappopolazione etc. Per questo dobbiamo lasciare in pace la Natura, nel nostro stesso interesse, ma anche perché è intrinsecamente giusto.