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Inside The Green

Intervista di Anna Magli Zandegiacomo a
Furio Camillo, statistico e docente universitario.

Furio Camillo è professore di Business Statistics, docente di corsi riguardo i sistemi analitici di trattamento dei micro-dati per il CRM e il CVM. Da anni si occupa di progetti legati alle applicazioni statistiche in azienda, con particolare riguardo alle tematiche di valorizzazione dei DB-clienti, specialmente per finalità di business legate alla comunicazione e il micro-marketing. E’ coordinatore del Comuing World Project, l’osservatorio nato per indagare le trasformazioni in atto dopo l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus, che ha recentemente svolto una ricerca sull’atteggiamento degli italiani verso il post-Covid, sull’onda della transizione digitale ed ecologica.

Prof. Camillo da dove nasce l’idea dell’Osservatorio Coming World Project l’Osservatorio del Mondo che verrà?
Durante le notti del primo lockdown, con le eliambulanze che volavano sopra le nostre valli del preappennino bolognese, erano molte le domande che ci facevamo circa il futuro e come saremmo riusciti a tornare a una vita “normale”. L’Osservatorio Coming World Project (www.comingworld.it) nasce esattamente in quel momento e dalla necessità di capire quali fossero, in quei frangenti così drammatici e toccanti, gli scenari possibili che si stavano disegnando nelle menti, nei sentimenti e nelle declinazioni dei valori delle persone in Italia a causa della crisi Coronavirus. Con la collaborazione di alcuni partner di ricerca e tecnologici, in poche ore e con una decina di telefonate, nacque un sistema di monitoraggio basato su un panel, il panel GLAXI (di fatto GLAXI srl è la proprietaria dell’Osservatorio Coming World Project), di circa 8000 italiani rappresentativo della popolazione italiana fra i 18 e i 75 anni. A un anno di distanza Coming World Project ha ripetuto l’esperienza, focalizzando l’attenzione sulla “testa e il cuore” degli italiani, nel pieno dell’onda che di fatto ci sta spingendo, seppur lentamente e con tanti dubbi, verso il post-covid. Stavolta Coming World Project ha dunque cercato di modellare la psicologia degli italiani rispetto alle due transizioni che, stando anche al PNRR, ci aspettano, quella ecologica e quella digitale.

Nel questionario di rilevazione era presente la domanda: Cosa e quanto siamo disposti a sopportare per una vera transizione ecologica? Un tema individuato direttamente da lei e da Chiara Ceccarelli e Tommaso Felici, responsabili Fridays for Future Italia per il progetto «Coming World». Cosa è uscito da questo quesito?

Insieme a Chiara Ceccarelli e Tommaso Felici è stato ipotizzato un mondo diverso, dove i temi della preservazione del pianeta siano cruciali e dettino l’agenda delle politiche pubbliche, drasticamente e definitivamente e condizionino, ovviamente la quotidianità di ogni cittadino. Il questionario di rilevazione ha chiesto dunque quanto ciascuna limitazione tipica di questo mondo diverso potrebbe essere sopportata e una serie di modelli statistici applicata alle risposte ottenute hanno definito:

1. Un indice che misura la propensione a sopportare le caratteristiche del “mondo diverso” e quindi ad aderire alle tematiche ambientaliste, il cosiddetto ambientalometro dal quale emerge che in Italia il 16% circa delle persone mostra valori davvero consistenti di adesione al “mondo nuovo” ambientalista. (Figura 1)

2. Una segmentazione naturale in 5 gruppi di italiani in funzione delle combinazioni di elementi che possono essere sopportati o non sopportati nella quotidianità di ciascuno di noi. (Figura 2)

3. L’intersezione fra la segmentazione relativa alla narrazione dell’epidemia e il valore di significatività dello score di ambientalismo (fig. 3 illustrazioni di Otto Gobos) mostra come le tipologie del “dimentichiamo”, dell’”accettiamo” e del “conviviamo” abbiano un indice di ambientalismo superiore alla media, mentre la tipologia dell’”attenuiamo” è decisamente caratterizzata per un indice negativo di ambientalismo. Probabilmente si tratta di una tipologia di cittadini che, seppur relativamente responsabili e attenti, sono votati all’immobilismo, al mantenimento dello status quo e quindi il mondo nuovo, verosimilmente per loro di fatto rappresenta una vera e propria rivoluzione “traumatica”, alla quale non riescono neanche lontanamente ad aderire. (Figura 3)

La ricerca ha rilevato che il 16% degli italiani mostra un’adesione consapevole alle tematiche ambientaliste. E’ poco, è molto ma soprattutto cosa può veramente muovere una persona ad aderire a nuovi stili di vita virtuosi e ad una maggiore attenzione all’ambiente?

Il 16% credo sia poco, ma questo è un giudizio soggettivo e mio personale.
In realtà è poco perché le politiche occidentali di prossimi anni dovranno agire sui temi ambientali non poco e in maniera continuativa.
Gli scienziati hanno dimostrato che un sistema che deve continuamente crescere alla fine distruggera’ il pianeta. Il problema è il sistema di produzione e il sistema dei consumi.
Io credo molto nella comunicazione, anche questa però fatta in modo scientifico, sul tema ambientale c’e miscredenza, oltre che un intreccio di condizionamenti politici.

Secondo lei, come sarà possibile smuovere gli immobilisti e portarli verso il “mondo nuovo” senza che questo comporti una rivoluzione traumatica a cui faticano ad aderire?

È proprio questo il tema, abbiamo i cittadini attendisti, magari anche di sinistra che non vogliono credere a ciò che sta accadendo all‘ambiente. È quasi mettere in dubbio il sistema produttivo nel quale essi stessi si sono prodigati per anni di lotte, per diritti ormai acquisiti. La transizione ecologica è una rivoluzione totale per loro.

Quali sono i prossimi obiettivi dell’Osservatorio e come aderire ai vostri webinair?
A fine settembre faremo un convegno proprio sui costrutti del prossimo futuro con Francesco Morace di future Concept lab, inoltre il 17 settembre saremo ospiti al festival della statistica di Treviso.