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Intervista di Anna Magli a
Francesco Barberini: aspirante ornitologo.

Francesco Barberini, classe 2007, vive ad Acquapendente ed è un aspirante ornitologo. All’età di dieci anni ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Mattarella l’attestato d’onore di Alfiere della Repubblica Italiana per i suoi meriti scientifici e divulgativi. Lettore insaziabile, a sette anni ha cominciato a realizzare documentari su parchi e oasi, e oggi collabora con WWF, LIPU e LEGAMBIENTE. Quando non è a scuola, tiene conferenze in giro per l’Italia oppure si dedica al birdwatching, ricevendo apprezzamenti internazionali per i suoi video. Francesco scrive anche per Focus Junior, ed è l’ornitologo di riferimento del programma televisivo Kilimangiaro, in onda su Rai3. Oggi al suo quinto libro, vuole raccontare perché le sue due passioni – gli uccelli e i dinosauri – siano in realtà una cosa sola. Nel giugno del 2021 ha partecipato alla prima edizione della Festa dell’Ambiente dei Bologna Montana con una lezione sui Dinosauri, la loro evoluzione e la loro scomparsa.

La tua partecipazione alla giornata dell’ambiente di Bologna Montana e Viva il Verde ha portato un contributo importante: quello di aprire una finestra divulgativa su un mondo ancora poco conosciuto, quello degli uccelli. Perché secondo te la conoscenza dell’ornitologia riveste ancora così poco peso confronto a quello di altre specie animali?

– Ciao a tutti e grazie. Perché gli uccelli vengono considerati meno interessanti di altri animali come i mammiferi. I mammiferi come gatti e cani usano le espressioni facciali e li consideriamo più simili a noi. Tendiamo a considerare solo ciò che è simile a noi. Dobbiamo capire che gli uccelli non sono teste vuote e che sono straordinari. Dopotutto sono dinosauri! Gli uccelli sanno propagare ed utilizzare il fuoco, riescono a ricordare avvenimenti passati ed agire in modo tale da non causare conseguenze dannose e sono molto diversificati, fanno parate di corteggiamento sensazionali e cantano trasmettendo segnali che noi ancora non riusciamo a comprendere. Secondo me non dovremmo solo studiare di più gli uccelli e divulgare gli studi fatti, ma anche imparare da loro: imparare come ci si adatta in Natura.

Quale è la cosa più importante che hai imparato osservando gli uccelli e il loro mondo, le loro abitudini, la loro etologia?

Ho imparato che gli uccelli non sono un mondo a parte. Sono radicati nella nostra cultura e sono importanti per la nostra società. Gli uccelli ci sono utili! Ciò significa che non li dovremmo disprezzare, ma quanto di più amare e rispettare. A molte persone gli uccelli stanno veramente antipatici come i piccioni e i gabbiani. Quando si affronta un argomento come questo dovremmo partire dal fondo, dalla radice del problema. I piccioni e i gabbiani ci sono perché si adattano e trovano cibo, quindi a causa della spazzatura nostra sono arrivati e ne paghiamo le conseguenze.

Quando esprimi tua passione per l’ornitologia e la natura, si intuisce anche una forte passione per l’ambiente e la sua salvaguardia. Anche questo è un settore in cui ti senti coinvolto? Quali stili di vita e quali sono le scelte ecologiche che tu e la tua famiglia portate avanti in questa direzione?

Sì mi sento molto coinvolto in questo settore e infatti come dico sempre se la Natura la conosci, la ami e se la ami, la proteggi. Innanzitutto siamo vegetariani, non utilizziamo plastica usa e getta e abbiamo dei pannelli fotovoltaici. Abbiamo un’auto a gas per le lunghe distanze e una elettrica per la routine. Cerchiamo comunque di tenere uno stile di vita consapevole acquistando prodotti a chilometro zero e poi io mi batto per sensibilizzare il più possibile. Ognuno di noi può fare qualcosa. Ricordiamoci che se alcuni prodotti vengono venduti è perché c’è chi li compra. Allora comportiamoci in modo che ognuno di noi faccia la differenza.

Credi che nella tua generazione ci sia una predisposizione verso la tutela dell’ambiente o credi che molti tuoi coetanei non si sentano abbastanza coinvolti di quanto dovrebbero?

Penso ci sia una predisposizione. Penso che loro sanno e conoscono il problema, ma di concreto pochi fanno qualcosa. Secondo me, la scuola deve evolversi in questo ambito. Ricordiamoci che è tornata educazione civica a scuola ed è molto importante, ma i ragazzi imparano facendo e quindi se iniziano a sentirsi come coloro che insieme ce la possono fare allora qualcosa di sicuro cambierà.

Tu sei un divulgatore, quali canali e che energie metteresti in campo, nella comunicazione per sensibilizzare la fascia più giovane della popolazione?

Sicuramente in questo periodo, il periodo dei social, molti ragazzi sono accomunati dalla rete internet. È chiaro che utilizzare i social come mezzo di divulgazione porta buoni risultati. Una cosa però concedetemi di dire. Ciò che bisogna far capire ai ragazzi è che parlare della sostenibilità e del rispetto ambientale è un argomento molto importante. Perché non riguarda solo un istante della propria vita come potrebbe essere un like o una partita di calcio, ma invece riguarda il nostro futuro.

Tu credi che il movimento di Greta Thunberg, Friday for Future, abbia seminato qualche consapevolezza o si è trattato solo di un fenomeno momentaneo?

Secondo me ha seminato molta consapevolezza. Moltissime persone ne sono venute a conoscenza, poche secondo me hanno preso le cose sul serio. Molte persone sanno che il riscaldamento globale è un problema, ma poche agiscono in modo responsabile.

Un’ultima domanda. Tornando alla questione della salvaguardia ambientale e al risvegliare le coscienze su questi temi si facendo ancora poco. Se tu fossi per un mese il ministro dell’ambiente quali sono le criticità che ti sentiresti in dovere di affrontare con più urgenza nel nostro paese?

I due aspetti più importanti sono la sensibilizzazione, soprattutto nelle scuole, sperando che le persone cambino un po’ la propria routine quotidiana, e piantare alberi. La prima si deve incentrare soprattutto sul fatto che cambiare per la Natura non vuol dire solo fare sacrifici, ma invece porta anche molti benefici e vantaggi. Il secondo importante obbiettivo è quello che ci permetterà di avere la meglio sul riscaldamento globale. Le piante assorbono anidride carbonica e quindi piantare alberi ci aiuterà. Chiaramente non porrà fine al riscaldamento globale, ma ci darà tempo per convertire le nostre tecnologie e stili di vita. Mi raccomando proteggiamo la Natura!