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Zone Umide: ambienti con la più elevata ricchezza di specie animali e vegetali da preservare anche per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.

Intervista di Anna Magli al Dottor Stefano Raimondi, coordinatore Ufficio aree protette e biodiversità di Legambiente.

Il ripristino delle zone umide e dei loro habitat naturali come opportunità per la rigenerazione e la valorizzazione di ampie porzioni di territorio sono alla base della Giornata mondiale delle Zone Umide, che si tiene il 2 febbraio, in occasione dell’anniversario dell’adozione della Convenzione sulle zone umide di importanza internazionale, firmata a Ramsar, in Iran, nel 1971. Lo scopo della ricorrenza è di aumentare la consapevolezza sul valore di questi ambienti la cui integrità è fortemente minacciata dalle attività umane.
Ogni anno viene selezionato uno slogan per focalizzare l’attenzione su un tema specifico e contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore delle zone umide. Quello per il 2024 è “Zone umide e benessere umano“. Ma cosa sono le zone umide, quale è il loro valore e il loro contributo nell’ambito del nostro ecosistema? Quali sono i pericoli che le minacciano, da quali specie sono abitate?
Questo e molto altro nell’ intervista al Dottor Stefano Raimondi, coordinatore Ufficio aree protette e biodiversità di Legambiente.

Che cosa prevede la Convenzione di Ramsar?
La convenzione di Ramsar ha come obiettivo principale la tutela internazionale delle zone umide, mediante la loro individuazione e delimitazione, lo studio degli aspetti caratteristici, in particolare dell’avifauna
e la messa in atto di programmi che ne consentano la conservazione degli habitat, della flora e della fauna.

Che cosa sono le zone umide?
Con questo temine, conformemente alla Convenzione, ci riferiamo ad aree acquitrinose, paludi, torbiere oppure i bacini, naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua corrente oppure stagnante che può essere dolce, salmastra o salata e quindi potendo comprendere anche distese di acqua marina la cui profondità, durante la bassa marea, non superi però i sei metri.

In Italia dove sono maggiormente presenti? Quali sono le aree più note e visitate?
Le zone umide d’importanza internazionale già riconosciute ed inserite nell’elenco della Convenzione di Ramsar per l’Italia sono ad oggi 57, per un totale di 73.982 ettari. A queste si devono aggiungere altre 9 aree per le quali,
al momento, è in corso la procedura di riconoscimento, per un totale quindi di 66 zone umide italiane di interesse per questa Convenzione. Sono distribuite in 15 Regioni e, volendo fare i nomi di qualcuna fra le più note e visitate
possiamo citare. a puro titolo di esempio, i 4 laghi costieri del Circeo nel Lazio, le Saline di Margherita di Savoia o Torre Guaceto in Puglia, Lo stagno di Molentargius in Sardegna, Lago e Palude di Massaciuccoli in Toscana,
Punte Alberete (e molte altre località alla foce del fiume Po) in Emilia-Romagna.

Perché sono così importanti nel nostro ecosistema? Che tipo di azione protettiva svolgono?
Si tratta degli ambienti con la più elevata ricchezza di specie animali e vegetali al mondo. Fissano il carbonio presente nell’atmosfera contribuendo a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici,
assorbono le piogge in eccesso riducendo i rischi di inondazione, sono depuratori naturali di sostanze inquinanti, forniscono acqua potabile e, in aggiunta, hanno un valore intrinseco legato alla loro fruizione (birdwatching, turismo responsabile ect.)

Qual è la situazione attuale di questi ecosistemi?
Dal 1970 si è registrata una perdita globale del 35% delle zone umide naturali. Più di tre quarti delle paludi e torbiere e quasi la metà dei laghi, fiumi e coste in Europa sono in pericolo di scomparsa. Studi mirati allo scopo di raccogliere
dati sullo stato di conservazione delle zone umide durante il periodo di lockdown pandemico causato dal Coronavirus hanno mostrato come, nonostante una riduzione del disturbo prodotto dall’uomo e quindi di un
miglioramento dello stato di conservazione di alcune zone umide a scala locale, purtroppo, a livello globale, il trend continua ad essere negativo registrando ancora perdite e trasformazioni di tali ambienti con conseguente
aumento di specie minacciate, in proporzione superiore a quello degli habitat terrestri.

Da cosa sono principalmente minacciate le zone umide? Da che tipo d’inquinamento?
Gli habitat umidi sono in declino per estensione e qualità a causa dell’agricoltura intensiva, dell’abbandono delle tradizionali attività agro- pastorali, l’alterazione degli equilibri idrici, l’inquinamento, l’urbanizzazione,
l’invasione di specie aliene e lo sviluppo di infrastrutture. Laghi, fiumi ma anche i corpi idrici sotterranei sono in generale deteriorati a causa delle attività umane che hanno alterato le condizioni fisico-chimiche necessarie alla vita negli ecosistemi.
Le zone umide sono poi particolarmente vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici, una delle principali cause di perdita di biodiversità e di impoverimento dei servizi ecosistemici. Le conseguenze disastrose sono legate all’aumento di eventi meteorologici estremi,
del rischio idrogeologico e inondazioni, delle ondate di calore, della siccità e del rischio incendi. Questi fattori portano ad una riduzione della disponibilità e fruibilità delle risorse idriche.

Quale fauna custodiscono?
Nell’insieme questi ambienti occupano solo l’1% della superficie terrestre eppure ospitano il 10% di tutte le specie conosciute, agendo come un vero e proprio sistema linfatico dove la biodiversità è accolta, protetta e rafforzata.
Molte specie di pesci, molluschi ed altri invertebrati, anfibi, uccelli, rettili e anche alcuni mammiferi dipendono strettamente dagli habitat di acqua dolce per l’alimentazione e la riproduzione. Recenti studi hanno evidenziato la
straordinaria varietà di pesci d’acqua dolce, che rappresenta oltre la metà di tutte le specie ittiche del mondo.

Perché il tema di quest’anno è Zone umide e benessere umano?Qual è la correlazione?
Gli ecosistemi acquatici e le zone umide accolgono e conservano una ricca diversità biologica di piante e organismi animali e garantiscono alla specie umana i principali servizi ecosistemici, tra cui ingenti risorse di acqua e cibo.
Il valore principale di questi ecosistemi è costituito dal fatto che immagazzinano grandi quantità di carbonio e assorbono le piogge in eccesso arginando così il rischio di inondazioni, rallentando l’insorgere della siccità e
riducendo al minimo la penuria d’acqua. Questi ambienti rivestono dunque un ruolo fondamentale per il nostro benessere e quello del Pianeta, in un’ottica per la quale un Pianeta sano garantisce buona salute a tutti i suoi abitanti (il cosiddetto approccio One Health).

Quali sono le iniziative avete in programma quest’anno?
Sono state più di 70 le iniziative e gli appuntamenti sul territorio che quest’anno i circoli e i regionali di Legambiente hanno organizzato per promuovere la conoscenza degli ecosistemi acquatici in genere e valorizzarne
il loro ruolo. Sono state organizzate diverse tipologie di appuntamenti, dalle attività di birdwatching ai momenti di convegno e approfondimento, dalle mostre fotografiche a tema alle attività di vista guidata sul campo e all’educazione ambientale.