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Il primo studio per mappare l’offerta turistica italiana dei cammini a piedi.

Intervista di Anna Magli a Matteo Montebelli, Responsabile Ricerche, Analisi e Pubblicazioni del Centro Studi del Touring Club Italiano.

Camminare rimanda il viaggio alle sue origini, a una dimensione in cui l’uomo si spinge oltre, semplicemente seguendo l’impulso di cercare. Camminare è economico ed ecologico, è un’azione spontanea che si adegua alle proprie forze e rispetta quelle della natura. Si cammina da soli o in compagnia, per il gusto di condividere una passeggiata, aspirando a momenti di immersione nella natura. Un’indagine del Touring Club Italiano, realizzata per conto di Enit-Agenzia nazionale del Turismo, indaga il mondo del turismo escursionistico per definirne la nomenclatura, i percorsi e gli obiettivi. Si tratta di un turismo che predilige l’andamento slow e i cammini in percorsi naturalistici. Per la prima volta uno studio indaga e definisce il concetto di viaggio escursionistico andando a mappare i percorsi dei cammini a piedi italiani. Sono stati mappati 100 cammini, per una lunghezza complessiva di circa 30mila km. I siti web analizzati sono stati 63.
Ne parliamo con Matteo Montebelli, Responsabile Ricerche, Analisi e Pubblicazioni del Centro Studi del Touring Club Italiano.

Un lungo lavoro d’indagine che oltre alla mappatura dei cammini indica, dall’analisi dei siti web, anche i servizi offerti lungo i percorsi e le attrattive presenti lungo i cammini…

Mappare l’offerta di turismo escursionistico in Italia è impresa ardua per la numerosità dei percorsi e per il differente livello della loro strutturazione in termini di segnaletica, organizzazione dei servizi, stato di manutenzione, accessibilità e difficoltà. Per questo motivo, nello studio abbiamo ristretto il campo di indagine e deciso di circoscrivere l’analisi all’offerta di cammini “noti”, ovvero quelli per i quali esistono siti informativi dedicati (con l’indicazione delle tappe, dei servizi turistici a disposizione sul territorio, che rilasciano una credenziale ecc.). Questa scelta è stata dettata anche da alcune altre considerazioni. In primo luogo il turismo dei cammini si rivolge potenzialmente a un pubblico molto più ampio rispetto, ad esempio, al turismo escursionistico di montagna che per livello di difficoltà, localizzazione, attrezzatura necessaria non è alla portata di tutti; in seconda battuta il turismo dei cammini permette di integrare in maniera evidente aspetti ambientali, culturali e sociali dei territori interessati e, da ultimo, attraversando spesso territori antropizzati, meglio si presta a sviluppare microeconomie e aggregazioni di operatori in grado di migliorare la situazione dei contesti locali.

 

Come si classifica il nostro Paese, in ambito europeo, nell’offerta del turismo lento?

Certamente l’Italia, unanimemente riconosciuta come destinazione attrattiva per il turismo, ha grandi potenzialità. Quello che emerge però dalle interviste agli operatori dell’offerta, italiani e stranieri, è che è ancora il fanalino di coda in questa forma di turismo mentre altri Stati europei vengono descritti come maggiormente avanzati, capaci di trasformare un turismo di nicchia in una pratica consolidata e molto amata. Tra i vari Paesi, sicuramente la Spagna riveste un ruolo di assoluta rilevanza: il cammino di Santiago viene citato da tutti gli intervistati come un esempio virtuoso a cui guardare con interesse per carpirne segreti e successi. Quello di Santiago viene definito come il cammino per eccellenza.

 

Come sono percepiti i nostri cammini dai turisti stranieri?

Nonostante le premesse fatte sopra, l’Italia è considerata una destinazione molto desiderata per quanto riguarda il turismo lento. La rilevazione demoscopica, inserita nello studio e realizzata da Ipsos, mette in evidenza infatti la centralità del nostro Paese. Tutti mercati analizzati (Francia, Germania, Regno Unito) indicano come prima destinazione preferita per fare turismo lento all’estero l’Italia e si verifica anche una curiosa convergenza sulle regioni preferite – Toscana e Sicilia – a significare anche che questa tipologia di viaggio può essere certamente un volano di sviluppo (sostenibile) per buona parte del Sud Italia che come sappiamo, nonostante abbia grandi potenzialità, fatica spesso ad affermarsi come destinazione di viaggio soprattutto all’estero. Del resto i numeri sono interessanti: i praticanti di turismo lento (ovvero coloro che hanno già avuto un’esperienza nel passato e che intendono ripeterla in futuro) in Francia sono stati stimati nell’ambito della ricerca in circa 4,8 milioni, in Germania in 5,6 milioni e nel Regno Unito in 7,1 milioni, dati molto rilevanti se confrontati con quelli italiani (circa 3,6 milioni).

 

Quali sono i cammini preferiti?

L’analisi demoscopica non si è spinta a questo livello di dettaglio, in ogni caso informazioni interessanti provengono dalle interviste fatte agli operatori turistici: a loro avviso in termini di organizzazione, gestione e promozione i cammini più rappresentativi a livello nazionale sono la Via Francigena, che nel tratto italiano collega il Gran San Bernardo con Roma proseguendo poi verso Santa Maria di Leuca, la Via degli Dei che unisce Bologna a Firenze e la Via della Transumanza che unisce Abruzzo e Puglia.

 

Questa mappatura consentirà di offrire servizi migliori e sviluppare strategie personalizzate per i diversi luoghi e target di riferimento?

La nostra speranza è che questo studio sia un primo passo per approfondire la conoscenza del turismo escursionistico in generale e comprenderne il ruolo in Italia e le sue potenzialità per renderlo sempre più noto e strutturato come prodotto. Certamente la mappatura dei cammini consente di capire a che stadio evolutivo siamo: sappiamo per esempio che nella stragrande maggioranza dei casi (76%) i siti dei cammini sono già strumenti di integrazione dell’offerta perché riportano informazioni dei diversi servizi turistici disponibili lungo il percorso così come una percentuale assimilabile mette a disposizione le tracce gpx per rendere più semplice la fruizione. Solo un terzo dei siti, però, offre la possibilità di acquistare pacchetti turistici o esperienze di viaggio, un limite forte alla commercializzazione del prodotto, e rarissimi sono i casi in cui i percorsi sono accessibili ai disabili. Dunque, non siamo all’anno zero ma resta molto da fare.

 

Chi sono i partner per quest’operazione e quali sono le loro competenze?

Un ringraziamento va certamente a Enit che ha voluto commissionare al Touring questo studio, evidenziando come tra i diversi temi di attenzione dell’Agenzia ci sia anche quello del turismo escursionistico. Inoltre, abbiamo potuto contare sul supporto fondamentale di Ipsos con il quale collaboriamo da anni su tematiche di interesse turistico e che è un punto di riferimento nella realizzazione di indagini demoscopiche.

 

Quale sarà la funzione del Touring Club nello sviluppo di questo settore del turismo che sta raccogliendo sempre più consensi?

Il Touring Club Italiano è un’associazione di promozione sociale che ha per mission quella di prendersi cura dell’Italia come bene comune perché sia sempre più conosciuta, attrattiva, competitiva e accogliente. Per quanto riguarda il turismo lento e dei cammini in particolare, l’attività del Touring si dispiega in vari modi: innanzitutto attraverso le ricerche e le analisi del Centro Studi ma anche attraverso l’editoria – tra le ultime pubblicazioni: L’Italia a piedi (2022), Cammini di Lombardia (2021) e La Romea Strata (2019) – e l’attività redazionale del nostro sito touringclub.it, attento a promuovere queste tematiche presso la nostra community digitale di oltre 300mila persone. In più in questi ultimi anni è stato messo a punto “Cammini e percorsi”, un programma territoriale per la certificazione dei cammini e dei percorsi in Italia, per promuovere un modo di viaggiare autentico e sostenibile, stimolarne la qualità migliorando l’esperienza turistica complessiva.

 

Che caratteristiche deve avere un cammino per essere certificato?

Gli obiettivi del programma sono promuovere una fruizione turistica del territorio lenta e sostenibile, avvicinare ai cammini un target di viaggiatori non esclusivamente appassionati ed esperti, far sì che i cammini diventino opportunità di valorizzazione del territorio attraversato, incentivare l’economia turistica e dare impulso all’imprenditoria locale e mettere in rete tutti i soggetti, pubblici e privati, che operano nel territorio. Alla base del processo di certificazione c’è il Modello di Analisi dei Cammini (M.A.C.) che, attraverso l’indagine di oltre 200 indicatori, valuta la qualità complessiva dell’esperienza turistica, dalla segnaletica alla mobilità, dalla fruibilità delle risorse alla varietà dei servizi dedicati al camminatore, dalla governance del territorio alla sua promozione, fino alla manutenzione, pulizia e fruibilità del tracciato stesso. L’analisi ripercorre l’esperienza del turista/camminatore (prevedendo dei sopralluoghi sia lungo il tracciato sia nel territorio circostante per valutare ciò che il territorio offre) e viene elaborato un Piano di valorizzazione del Cammino. I cammini attualmente certificati dal Touring Club Italiano nell’ambito del programma “Cammini e Percorsi” sono quattro: il Sentiero del Viandante (Lombardia); la “Via del Nord” della Via di Francesco (Toscana e Umbria); il Cammino di Celestino (Abruzzo); la “Via del Giovane” del Cammino di San Francesco di Paola (Calabria).