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LIFE Blue Lake, un progetto tra Italia e Germania per combattere le microplastiche nei laghi.

Intervista di Anna Magli a Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente.

Sono stati presentati lo scorso 26 settembre, i risultati del progetto LIFE Blue Lakes, che intende affrontare il problema delle microplastiche nei laghi attraverso una serie di azioni di governance, formazione, informazione e sensibilizzazione indirizzate a istituzioni, stakeholder e cittadinanza. Il progetto, coordinato da Legambiente insieme a altri partner fra cui Arpa Umbria, Autorità di Bacino dell’Appennino Centrale, Enea Agenzia nazionale, ha coinvolto i laghi di Garda, Bracciano e Trasimeno in Italia e in quelli di Costanza e Chiemsee in Germania. Altre comunità lacustri italiane ed europee saranno coinvolte nelle azioni di promozione e diffusione di buone pratiche. Gli obiettivi di LIFE Blue Lakes sono:

– Supportare le amministrazioni locali situate in prossimità dei principali laghi italiani e tedeschi e rafforzare l’impegno delle realtà economiche presenti attraverso un Processo Partecipativo per la stesura della Carta del Lago: un impegno volontario siglato da tutti gli attori coinvolti che prevede l’adozione di buone pratiche gestionali e la diffusione di modelli di economia circolare per proteggere i laghi e ridurre l’impatto delle attività economiche.

– Ridurre l’immissione di microplastiche dovuta agli impianti di trattamento e depurazione, attraverso lo sviluppo di un protocollo tecnico e la formazione degli operatori.

– Collaborare con le industrie coinvolte (plastica, pneumatica, cosmetica) per discutere e sviluppare soluzioni che riducano e prevengano ulteriori carichi primari di microplastiche nei laghi.

– Sensibilizzare il pubblico italiano e tedesco mirando alla promozione di comportamenti che prevengano la diffusione dei rifiuti di plastica nell’ambiente.

– Migliorare il quadro normativo esistente per affrontare l’inquinamento da microplastiche nei bacini lacustri, influenzando l’agenda politica a livello italiano, tedesco ed europeo.

Il progetto è reso possibile dal cofinanziamento della Commissione Europea attraverso il programma LIFE e con il contributo di PlasticsEurope.
Ne parliamo con Giorgio Zampetti direttore generale di Legambiente

Che cosa sono le microplastiche e che danni creano all’ambiente ?
Le microplastiche derivano dalla dispersione dei rifiuti nell’ambiente, dalle fabbriche che utilizzano la plastica e da altre diverse fonti. Non sono identificabili, come una bottiglia o un altro oggetto di plastica che galleggiano sull’acqua. Si tratta di frammenti sotto i 5 mm, non visibili all’occhio ma purtroppo molto presenti e non meno dannosi di quelli più grandi.

Come si originano, quali sono i principali processi di dispersione?
La formazione può avvenire per due vie. La prima è quella cosiddetta secondaria. Un esempio: un piatto o una bottiglia o qualsiasi oggetto di plastica che si disperde nell’ambiente, si degrada nel tempo, si frammenta, si distrugge senza mai sparire del tutto creando quindi le microplastiche. I comportamenti che generano microplastiche sono tantissimi, basti pensare all’usura dei pneumatici sulla strada o agli scarichi delle lavatrici, nella rete idrica e quindi nei fiumi e nei laghi, quando laviamo indumenti sintetici. Le fonti primarie sono invece quando un’azienda utilizza il Plastic pellet, ossia micro granuli di plastica, per fabbricare prodotti, o le microplastiche contenute fino a poco tempo fa nelle creme esfolianti o nei dentifrici. Le fonti sono molteplici.

Possiamo dire che è la prima volta che una ricerca del genere coinvolge un bacino di acqua dolce invece che il mare?
A Legambiente da tempo lavoriamo sulle microplastiche ma è proprio grazie a questo progetto europeo che ci è stato possibile trasformare la nostra azione in qualcosa di formale. Oggi è diventata una proposta normativa anche a livello europeo e italiano. Speriamo che il progetto vada avanti e, a oggi, oggi ci sono tutti i presupposti perché lo faccia. La legge ha sempre previsto il controllo delle microplastiche nei mari. Noi siamo partiti però dal presupposto che l’acqua che versa in mare da qualche parte deve arrivare e i fiumi sono spesso un veicolo primario dell’ inquinamento marino come lo sono anche per i laghi. Il secondo presupposto è che i laghi e i fiumi sono molto più utilizzati dei mari, per esempio per l’irrigazione , prelievo di acqua potabile e per tanti altri usi che ne facciamo. Ne consegue che monitorare le acque interne è ancora più importante per evitare che si disperdano nell’ambiente in modo ancora più diffuso. Questo progetto nasce con questo intento e grazie a tutti i partner siamo riusciti a portarlo a casa con una bellissima azione sinergica e con un riconoscimento importante a livello europeo dove si sta ragionando sulla nuova direttiva.

Il fatto che il lago sia un sistema chiuso le rende più pericolose per la fauna e la flora lacustre?
Sicuramente i laghi sono sistemi molto più delicati, proprio per le loro caratteristiche. Sono molto più belli e la loro ricchezza di capitali naturali e di biodiversità maggiore di altri econosistemi ma una volta inquinati è molto più complicato intervenire . C’è meno ricambio naturale e questo rende necessario pervenire l’inquinamento da microplastiche perché una volta disperse nell’ambiente, non si troverà mai il modo di filtrare tutte le acque del lago e quindi il progetto è stato molto orientato a capire come prevenire questo inquinamento, con una serie di azioni sinergiche.

Quali dei tre laghi italiani presi in considerazione è stato rilevato il maggior tasso di microplastiche?
I livelli sono uniformi nel senso che la concentrazione di microplastiche è stata riscontrata su tutti e tre laghi allo stesso livello. E’ anche vero che il lago di Garda, un lago del nord con un vastissimo bacino ,che copre diverse province è molto più a rischio mentre il lago di Bracciano e il Trasimeno hanno meno attività che gli ruotano intorno. Per tutti e tre, comunque, nel 98% dei campioni monitorati c’era presenza di microplastiche. Questo ci fa capire che è un inquinamento ormai ubiquitario, da conoscere per gestire meglio l’utilizzo delle acque e per prevenirlo nel futuro.

Fra gli obiettivi del progetto LIFE Blue Lakes c’è quello di supportare le amministrazioni locali situate in prossimità dei principali laghi. In quale modo?
Abbiamo prodotto una “Carta di lago”, coinvolgendo anche i partner tedeschi che hanno operato sul lago di Costanza: una serie di impegni che le amministrazioni locali possono prendere in carico per evitare dispersione di plastiche nell’ambiente. La carta di lago si è tradotta in veri e proprio percorsi partecipativi, incontri di comunità con sensibilizzazione degli operatori turistici, dei ristoratori, di chi svolge attività balneari. Di tutte quelle persone e quei soggetti che oggi vivono sul lago ma soprattutto vivono anche grazie al lago. Sensibilizzare loro e impegnare le amministrazioni ci è sembrato il primo passo importante. E’ chiaro poi che servono altre azioni. Sui depuratori è necessario fare investimenti che prevedano quelle tecnologie che già esistono e che consentono di fermare e filtrare le microplastiche e non farle arrivare al lago. Servono investimnti importanti sull’industria , servono tanti altri interventi normativi che possano aiutare le amministrazioni lacustri a svolgere il loro dovere.

Per maggiori informazioni sul progetto:

https://lifebluelakes.eu/